Arrivò il momento per Vittorio Amedeo II di prendere il controllo della situazione. La reggenza della madre Maria Giovanna Battista era debole, succube, se non alleata, del re Francese Luigi XIV. Lo stato versava in condizioni pietose.
Allo sfarzo nobiliare della corte si contrapponeva il debito del ducato, il popolo stremato dalla fame, l’esercito francese libero di accamparsi e controllare i territori sabaudi. Insomma, un ducato del nulla costretto a strisciare ai piedi del lontano re francese.
Determinato e uomo tutto d’un pezzo Vittorio Amedeo II restituì alle sue terre la dignità, alla corte l’autorità e al suo regno il prestigio europeo.
I territori Sabaudi si espansero verso il Monferrato, la Lombardia e la Sardegna. Riconquistò Pinerolo restituendo al mittente l’offesa e liberò il suo regno dall’invadente autorità dei cugini francesi.
Le casse dello stato si riempirono nuovamente nonostante le guerre e i nuovi istituti da lui creati. Tutto ciò senza gravare sul suo popolo che tanta fame patì pochi anni prima. Insomma, l’unico a lasciare il segno dai tempi del suo avo Emanuele Filiberto di Savoia.
Vittorio Amedeo II non era il tipo di regnante che bisbigliava ordini. Lui procedeva spedito, non gli piaceva aspettare per arrivare ai suoi scopi o realizzare i suoi desideri, non importava il come ma il quando: subito! Lui voleva devozione cieca, a “pensare” ci pensava lui, gli altri dovevano semplicemente eseguire senza cercare di capire se dietro ai suoi ordini ci fosse moralità, giustizia o utilità.
Non amava lo sfarzo della madre. Il suo operato era tutto finalizzato a dare lustro e prestigio ai territori sabaudi e per farlo andava nei campi di battaglia. Lui dirigeva le operazioni, lui esigeva e alle sconfitte reagiva con la sottile destrezza di chi ha un obiettivo più grande piuttosto che un palazzo più bello.
Con Vittorio Amedeo II la città di Torino uscì da un periodo buoi e stantio. L’industria, l’agricoltura e lo studio si diffusero nel regno, la pretese ecclesiastiche vennero sopite e regolate, l’esercito divenne un istituzione organizzata nel migliore dei modi. La cultura e la civiltà cominciarono a trovare casa nelle città sabaude.
Diede al Piemonte la forma di uno stato forte, prestigioso e determinante nelle dispute europee: il seme che un secolo dopo sarebbe germogliato nell’antico sogno millenario di un Italia unita.
Insomma, questo era Vittorio Amedeo II.
Il piccolo e gracile principe nato il 14 maggio del 1666 che la città accolse in festa; l’ amante di Anna Carlotta Teresa Canalis, di Jeanne Baptiste D’Albert de Luynes e di tante altre donne; il duca che perse le battaglie di Staffarda e della Marsaglia ma vinse la guerra liberando definitivamente Torino dall’intrusione francese; alla madonna lui si votò e la basilica di Superga edificò.
Insomma, lui è Vittorio Amedeo II.