La prima cinematografica di ‘Cabiria’

La prima cinematografica di ‘Cabiria’

Visita al Museo del Cinema di Torino, visto e rivisto tante volte, ma ogni volta è in grado di suscitare emozioni sempre nuove, come le suscito ‘Cabiria‘ nei primi anni del XX secolo..
Immancabile sosta sulle comodissime chaise-longue rosso vermiglio dell’Aula del Tempio; le immagini scorrono, ma sono distratta dall’imponenza di Moloch che torreggia alla mia destra. La mente divaga e in un attimo mi ritrovo . . .

. . . davanti al Teatro Vittorio Emanuele nella primaverile serata del 18 aprile del 1914. Una fiumana di gente rumorosa, ma ordinata si accalca davanti allo storico teatro. Donne imbellettate, con ampi cappelli decorati ed abiti slanciati all’ultima moda; uomini eleganti nei loro smoking scuri. Strilloni cercano di vendere il “Libretto di Cabiria”.
Si avvicina l’ora dell’apertura, qualcuno alza la voce –Scüseme Madamin, a völe mìa passeme de dnans? j’era mi, prima!– ma il malcontento dura ben poco. Le porte del teatro si aprono e gli astanti possono accomodarsi in una sala gremita ed in trepidante attesa. La prima di quello che si prospetta il primo colossal italiano, forse della storia “Cabiria”.
Calano le luci ed inizia la proiezione, applausi.

Cabiria

La prima cinematografica di ‘Cabiria’L’orchestra si prepara, le prime note ammutoliscono gli spettatori, la “Sinfonia del fuoco” del Maestro Ildebrando Pizzetti, le altre musiche della colonna sonora sono stata composte da un altro grande maestro del momento, Manlio Mazza. Ecco che appare Lidia Quaranta, acclamata attrice torinese, e scatta un altro applauso.
Intanto le scene si susseguono, intervallate dalle didascalie di Gabriele D’Annunzio; il grande poeta pescarese si è occupato di comporre le diciture che raccontano le scene così come di sua inventiva sono i nomi dei personaggi principali e il titolo stesso del film “Cabiria”, “nata dal fuoco”.
Arriva la scena in cui l’Etna erutta, sembra tutto talmente reale che alcuni sussultano sulle poltrone e Cabiria che scompare tra le rovine di Catania.

Ma ecco che appare Moloch, imponente, fumante. Il suo ventre si apre e pretende il sacrificio di cento anime pure e innocenti fanciulli vengono dati in pasto all’imponente dio.
E poi ancora la calata di Annibale dalle Alpi, il leopardo che attraversa la stanza dove si trattiene Sofonisba, il muscoloso Maciste incatenato ad una macina. Tutto è realizzato con doviziosa cura, le scene girate tra le Valli di Lanzo, le Alpi, la Sicilia e la Tunisia sono ricche di pathos e suggestione.
Il pubblico è attento, applaude, si commuove, talvolta si si intimorisce, ma sicuramente è coinvolto. I produttori della Itala Film di Torino, che hanno finanziato Cabiria, sono presenti in sala con il regista Giovanni Pastrone e commossi si inchinano alla fine della proiezione. Hanno di che essere felici, non c’è dubbio, il film Cabiria passerà alla storia. Applausi meritati.

Ritorno in me, Torino è sempre Torino, la chaise-longue del Museo del Cinema è veramente troppo comoda, impossibile non sognare.
Intanto Moloch continua ad osservare i visitatori. Speriamo sia sazio….

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