Palazzo Reale! Prime di giungere all’ interno del palazzo dobbiamo salire le maestose scale che ci portano dentro il piccolo appartamento dei , furono, re d’ Italia. Salendo i gradini non possiamo non notare la regalità della scalinata e i 4 dipinti che narrano alcune vicende della corte Sabauda . . .
All’ indomani dell’ Unità d’ Italia, nel 1862, Vittorio Emanuele II ordina di mettere mano all’ antico scalone che accompagnava gli ospiti a palazzo: vuole qualcosa di più consono al nuovo titolo conquistato da pochi mesi. Incarica dei lavori l’ architetto Domenica Ferri che, coadiuvato da ‘Descolos’, ha tre anni di tempo per realizzare la stupenda opera che ancora oggi lascia affascinati per la maestosità e bellezza.
4 pittori al lavoro
Esattamente i lavori andarono in questo modo: un lavoretto li, un lavoretto la, qualche stucco e qualche decorazione e il lavoro è quasi finito, ma rimangono da fare gli affreschi .
Vengono convocati 4 tra i più valenti pittori dell’ epoca che, arrivati a palazzo, restano in attesa di conoscere il soggetto da rappresentare.
La scelta dei soggetti avviene in modo casuale, ma non proprio.
Il conte Cibrario, storico della corte, comincia a spulciare tra le varie vicende di Casa Savoia e tra le mille disponibili sceglie 4 avvenimenti in particolare che vengono assegnati ai vari pittori mediante una banalissima estrazione a sorte.
Non sappiamo se accompagnati dalle guardie o dal Cibrario ma sappiamo che i 4 pittori riescono a consegnare il lavoro per la data stabilita permettendo così l’ apertura del nuovo scalone d’ onore nel mese di giugno del 1865.
Il Bolognese Gaetano Ferri dipinge ‘il matrimonio della contessa di Torino Adelaide con il marito Oddone di Savoia officiato dal vescovo di Torino ‘Guido’.
Enrico Gamba, torinese, si dedica ‘Carlo Emanuele I nell ‘atto di strapparsi dal collo il Toson d’ Oro, restituirlo a Don Luigi Gaetano ambasciatore di spagna, mentre lo intima di lasciare Torino entro 24 ore e pronto a far guerra contro la spagna anche da solo’.
Andrea Gastaldi, anche lui torinese, dipinge ‘Tommaso I che concede le carte di libertà ad Aosta, Pinerelo, Yenne e Chambery’.
Infine, il milanese Giuseppe Bertini raffigura ‘Emanuele Filiberto che riceve il famoso Torquato Tasso presentato alla corte da Filippo d’ Este’.
Non che servisse, probabilmente, ma oggi abbiamo scoperto questa curiosità e abbiamo trovato esaltante raccontarvela.