Tutti noi abbiamo ben impresso negli occhi il volto della Sindone, reliquia sacra per eccellenza della cristianità, ormai l’abbiamo vista sotto ogni aspetto, fotografata, scannerizzata, in 3D; fin dal 1578 le diverse ostensioni permettono ai fedeli di venerare il sacro telo, ma è solo nel 1898 che viene scattata la prima fotografia alla Sindone e a realizzarla è stato un fotografo dilettante di origine astigiana, Secondo Pia.
Il 1898 è un anno particolare per Torino, parecchie sono le celebrazioni che ricorrono durante l’anno: è il quarto centenario della costruzione del Duomo, è il terzo anniversario della fondazione della confraternita del Santo Sudario ed è il 50° anniversario dello Statuto Albertino. Per festeggiare tutte queste ricorrenze, viene organizzata la grande Esposizione Nazionale con la mostra di Arte Sacra nel parco del Valentino, contestualmente viene predisposta l’ostensione della Sindone e autorizzata la prima fotografia al sacro telo.
Il 25 maggio, poco dopo mezzogiorno, Secondo Pia è in trepidante attesa nella sacrestia del Duomo di Torino, il sovrano ha dato la sua autorizzazione, il clero non si è opposto non ci sono ostacoli per la realizzazione della prima riproduzione fotografica della Sindone. L’uomo è nervoso, non ha mai visto il Santo Sudario con cui si ipotizza sia stato avvolto il corpo di Gesù, ma è fermamente convinto dell’importanza del suo operato e dell’opportunità di approfondire la conoscenza del manufatto attraverso la fotografia, non avendo la possibilità di disporre sempre del Telo. Dopo le prime resistenze iniziali, Pia riesce a convincere anche i più refrattari e viene istituita una sottocommissione per la mostra di Arte Sacra, dedicata esclusivamente alla fotografia della Sindone, di cui fa parte lo stesso Pia.
Pia viene accompagnato davanti alla Sindone, si accorge che l’immagine impressa sul telo e molto labile e l’illuminazione è assai esigua, inoltre il vetro della teca in cui essa è custodita riflette la luce; ma il fotografo non si da per vinto e scatta due fotografie. Le sviluppa immediatamente, sono leggermente sottoesposte, ma da subito si accorge che dai negativi ottenuti risulta chiaramente visibile l’immagine dell’uomo che è stato avvolto nel Telo.
È visibilmente eccitato, ma anche confuso, decide di scattare altre foto, vuole essere certo della sua scoperta, anche le successive fotografie confermano la sua sensazionale rivelazione: l’uomo sulla lastra fotografica risulta come se lo si vedesse nella realtà, il negativo in realtà risulta essere un positivo.
Qualche giorno dopo Secondo Pia scatta altre fotografie, di diverso formato, con tempi differenti e da diversa distanza, le immagini non lasciano dubbi, sulla Sindone vi è impresso il volto di un uomo; nella camera oscura con Carlo, il suo aiutante, con ancora in mano la lastra gocciolante… “Varda, Carlin, se sossì a l’è nen un miràcol!”
In una lettera di memorie, inviata ad una rivista francese pochi anni dopo la scoperta, scrive:
“…Chiuso nella camera oscura, tutto intento al mio lavoro, ho provato una fortissima emozione quando durante lo sviluppo ho visto per la prima volta apparire sulla lastra il Sacro Volto, con tanta evidenza che ne rimasi stupito e anche lieto, perché da quel momento potevo avere la certezza del buon esito della mia impresa.”
L’eccezionale scoperta di Secondo Pia apre le strade ad una nuova serie di ricerche e studi sul volto impresso sulla Sindone, dal 1898 ad oggi indagini, osservazioni e inchieste hanno coinvolto il sacro telo, ma tutto è partito da uno scatto eseguito da un semplice appassionato di fotografia.
In effetti Secondo Pia è solo un appassionato di Fotografia, non fa il fotografo di mestiere, è uno stimato avvocato ed un brillante politico nella sua città natale, si è appassionato alla fotografia grazie allo zio materno che gli ha regalato la prima macchina fotografica al compimento della maggiore età.
Nato ad asti il 9 settembre 1855 da una famiglia facoltosa viene ricordato soprattutto per la foto alla Sacra Sindone, ma sono di notevole interesse le sue campagne fotografiche realizzate in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, chiese, edifici sacri e architettura i suoi soggetti preferiti. Moltissime sue fotografie, alcune a colori (Secondo Pia è stato uno dei primi fotografi italiani a realizzare immagini a colori) sono oggi conservate nell’archivio storico e nel Seminario vescovile di Asti, altre sono custodite a Torino tra la Biblioteca Reale, il Museo del Cinema, la Confraternita del SS. Sudario e la Soprintendenza per i Beni Artistici e storici del Piemonte, un patrimonio culturale di inestimabile valore.
Secondo Pia muore a Torino il 7 settembre 1941 e nel 1996 il Comune di Torino dedica all’illustre personaggio l’aiuola antistante la Porta Palatina, a pochi passi dal Duomo e da quell’immagine che, grazie a lui, è stato resa visibile all’intera cristianità.