La ‘Battaglia della Marsaglia‘ è un massacro che la storia chiama ‘battaglia’ per dare un senso alla morte di oltre 12000 anime. Uno scempio di corpi aggravato dall’abbandono dei cadaveri sul campo di battaglia e dal sospetto che ‘forse’ si poteva evitare visto essendo in corso trattative segrete tra il duca Vittorio Amedeo II e il re di Francia Luigi XIV per porre fine alla guerra. Il Principe Eugenio di Savoia cercò di dissuadere il cugino, ma Vittorio Amedeo II decise di affrontare il Catinat alla base del monte San Giorgio di Piossasco . . . e perse!
Il periodo storico è conosciuto. La Francia si espande, la Lega Augustea si contrappone, tu sei figlio a me, lui è cugino a me, si ma tu, no ma io. Guerra!
Modi e alleanze non importano più di tanto. Per Vittorio Amedeo II l’unico obiettivo è scrollarsi di dosso l’ invadente presenza di Luigi XIV nella vita e nella politica del ducato di Savoia. Il duca è consapevole che il futuro del suo ducato è legato all’indipendenza della sua corte.
Luigi XIV non sta a guardare e per tenere a freno le intenzioni di Vittorio Amedeo II gioca la sua carta migliore: il maresciallo Nicolas de Catinat de La Fauconnerie.
Catinat non è un uomo mite e non ama le mezze misure, abile combattente e stratega preferisce la ‘bajonette‘ alla ‘parola‘. Attraversa in lungo e in largo i territori del duca travolgendo tutto quello che incontra: castelli, paesi, campagne, uomini e donne.
Non fa distinzioni, è fedele Luigi XIV, vuole vendicare le sanguinose scorrerie sabaude nei territori francesi e vuole dare una lezione al duca sabaudo che osa sfidare il suo amato re.
La situazione nel 1692 è diventata pesante. Pinerolo è in mano ai Francesi, Nicolas de Catinat soggiorna a Fenestrelle in attesa di nuove truppe per attaccare Torino nella speranza di consegnare al suo Re un gloriosa vittoria come quella di Staffarda.
Vittorio Amedeo II, diremmo oggi, non ci sta più dentro! È stanco di essere trattato come un vassallo da Luigi XIV, si sente minacciato ed sempre meno tollerante nei confronti dei francesi.
Il duca decide cosí di riprendere con la forza il controllo dei territori in mano al nemico. Lui in Val di Stura, il duca di Schomberg nella Val di Luserna, il marchese di Parella a Barcelloneta e il principe Eugenio di Savoia al colle di Vars. Purtroppo, o per fortuna degli abitanti, l’inverno alle porte costringe le truppe a rimandare le operazioni.
L’ anno successivo Vittorio Amedeo II si rimette in marcia deciso a riprendersi la cittadella di Pinerolo, ma è costretto ad rinunciare all’impresa ed a spostare le truppe alla Cascina della Marsaglia: sono giunte voci che Nicolas de Catinat ha iniziato la discesa verso Torino, ha saccheggiato Venaria e dato fuoco al Castello di Rivoli.
Venuto a conoscenza dello spostamento delle truppe confederate il maresciallo francese decide di andare incontro al duca e si apposta alle cascine del Dojrone.
La nebbia dell’alba annebbia la vista e le menti. ! Il mattino del 4 ottobre le truppe sono già dislocate e pronte allo scontro.
Vittorio Amedeo II schiera 25000 uomini, il fronte destro poggia sul fiume Chisola ai piedi delle colline del monte San Giorgio, quello al centro occupa il territorio dell’ attuale Volvera e quello a sinistra lambisce il Sangone e Orbassano. Il maresciallo Nicolas de Catinat schiera 40000 uomini nei pressi degli attuali Tetti Francesi di Rivalta con le punte estreme che toccano Piossasco e Orbassano.
Le prime cannonate mettono in movimento i soldati che, protagonisti di una sanguinosa battaglia da dimenticare, cominciano ad accasciarsi per terra in modo disordinato.
I francesi attaccano con una violenza inaudita le truppe comandate dal Principe Eugenio, vera minaccia per l’ esito della battaglia mentre Vittorio Amedeo II, e non trovando una grossa opposizione sul fronte da lui comandato, si convince che la battaglia si può anche vincere.
Dopo poche ore, però, il duca si accorge che ha commesso un errore: ha sottovalutato l’importanza strategica della collina di Piossaco che il Catinat si è affrettato ad occupare per controllare dall’alto lo svolgimento della battaglia.
Da quella posizione il maresciallo francese nota che sul lato destro i confederati sono molto deboli e ordina di attaccare con decisione le truppe ai piedi del monte San Giorgio.
Vittorio Amedeo ordina di inviare truppe a supporto del fronte destro, ma è troppo tardi!
I soldati vengono sopraffatti dall’esercito francese che comincia le operazioni di accerchiamento delle truppe confederate.
La superiorità numerica è schiacciante, i francesi sono diventati abili nell’utilizzo del l’ultimo ritrovato tecnico, la bajonetta, e fanno strage di soldati. Il principe Eugenio di Savoia combatte senza sosta ma l’offensiva francese è talmente devastante che è costretto alla ritirata verso il castello di Moncalieri in compagnia del cugino Vittorio Amedeo II.
Oramai vincitore della battaglia Nicolas de Catinat si reca al Castello della Marsaglia e scrive a Luigi XIV per informarlo della vittoria. Vittorio Amedeo II, al sicuro al castello di Moncalieri, si lecca le ferite in compagnia del cugino e dei suoi fedelissimi. Sul campo di battaglia rimangono a terra 9000 uomini del duca e 2000 soldati francesi.
Nonostante la vittoria, il duca a Moncalieri e la città di Torino forse indebolita, Nicolas de Catinat decide di ritirarsi; aveva perso molti uomini, l’inverno era alle porte, l’esercito dei piemontesi sembrava essersi ricompattato e forse non era prudente muovere le truppe verso Torino.
L’ abbandono dei cadaveri esposti agli sciacalli, che recuperavano le armi, e agli animali, che trovavano cibo in abbondanza, segnò pesantemente i paesi coinvolti nella battaglia. La zona divenne una sorta di inferno nel mondo dei vivi, i comuni vicini erano invasi del puzzo di putrefazione che arrivava dalle campagne.
L’ anno successivo, per ordine del Magistrato della Sanità, si cominciarono a seppellire i morti in fosse comuni e per parecchi anni qualsiasi tipo di coltivazione fu impossibile a causa dell’ inquinamento dell’aria e delle acque.
Forse è questo il motivo, oltre alla sconfitta, per cui si è evitato di parlare della battaglia della ‘Marsaglia’. Per duecento anni, gli unici a ricordare il 4 ottobre del 1693 sono stati i cittadini dei vari paesi coinvolti che, forse per purificare la zona dalla colpa, posizionavano croci in onore delle 12000 anime passate a vita migliore.
La Battaglia della Marsaglia, oggi!
Castello della Marsaglia
Il famoso castello della Cascina della Marsaglia che ha dato il nome alla battaglia.
La struttura ha visto nel giro di 24 ore cambiare inquilino. Il 3 ottobre, all’interno delle sue stanze, Vittorio Amedeo II pianificava la sua strategia. Il 4 ottobre, sempre al sue interno, Nicolas de Catinat scriveva al Re Luigi XIV per informarlo della vittoria.
Di fronte alla cascina nel 1993 è stato inaugurato un monumento che ricorda la battaglia e la fragilità della pace.
Dojrone
Una targa ricorda l’ impresa di Nicolas de Catinat. Si ritiene che qui si fosse appostato il maresciallo francese nei giorni precedenti alla battaglia.
Cascina “La Bruina”
In prossimità di via Piossasco-Rivalta, nel comune di Bruino, è presente una croce dove presumibilmente era presente un ospedale da campo delle truppe francesi.
Orbassano
Sotto il porticato del palazzo del municipio nel 1913 è stata posizionata una targa che ricorda l’ordine di ripulire i campi a causa del fetore provocato dall’abbandono dei cadaveri.
Più in basso, invece, una targa del 1993 ricorda la battaglia.
Volvera
Su iniziativa del conte Ludovico Laderchi, nel 1913 fu inaugurato un monumento alla memoria dei vincitori e dei vinti risorti in dio. La grande croce, che poggia sopra una grossa pietra di granito, fu posizionata sopra quella che avrebbe dovuto essere una fossa comune realizzata nel 1694.
Di fronte alla grande croce, sul muro perimetrale di una azienda privata sono stati collocati alcuni pannelli realizzati da numerosi artisti che ricordano il triste giorno.