La festa di San Giovanni Battista, patrono di Torino, tanto cara ai torinesi è stata, fin dal medioevo, la festa più popolare dell’anno. Già dal XIII secolo i festeggiamenti coinvolgevano i torinesi e i contadini provenienti dalle campagne circostanti. L’ evento constava di tre fasi salienti: la veglia di San Giovanni (la sera precedente), la corsa del carro (nella mattinata) e i divertimenti popolari (nel pomeriggio).
In tempi remoti, il giorno precedente i festeggiamenti, Torino si riempiva di gente festante che si accampava in piazza S. Giovanni con ricoveri di fortuna composti da rami e frasche. Tutta la serata e la notte venivano dedicati a pregare e cantare le lodi del Santo fino all’accensione del falò in piazza Castello vegliato dal Cavaliere del Vicario.
Il mattino successivo, il clou della festa: la corsa del carro e la distribuzione di cibarie ai poveri.
Un maestoso carro dipinto con colori vivaci, riccamente decorato con fiori e spighe di grano e tirato da due buoi bianchi, veniva caricato con sacchi di frumento, botti di vino e cesti di pane bianco. Il carro così allestito e governato dai Massari (in Piemonte, coloro che soprintendono alla festa del villaggio) veniva fatto correre per le anguste vie cittadine e terminava la corsa all’interno del Duomo di Torino passando per la navata centrale.
I buoi dovevano “danzare” ed è presumibile che il loro scorrazzare tra i vicoli e soprattutto l’ingresso in Duomo creasse non poco trambusto, con gioia e gaudio degli astanti, ma con continue proteste da parte del Vescovo e della curia (…la corsa dei buoi, con caratteristiche diverse da città a città, era comune in parecchi festeggiamenti medievali e, anche se non ci sono fonti certe, si narra che per far “danzare” meglio i buoi, questi venissero ubriacati prima della corsa).
Una volta in Duomo, il carro veniva benedetto solennemente e alla fine della funzione il Massaro leggeva “ritto sul carro” l’elogio del Santo terminando con un gran salto in onore di San Giovanni. Terminata la funzione il carro veniva fatto uscire dalla chiesa e i doni venivano distribuiti, grano e vino per i poveri e pane bianco per tutti e, successivamente, il carro veniva spinto a corsa sfrenata per le vie della città tra le grida esaltate della popolazione che continuava con i festeggiamenti fino a sera inoltrata.
Come abbiamo già detto, Vescovo e curia non erano affatto contenti di veder correre i buoi all’interno del Duomo e le continue proteste ottennero che nel 1342 il comune vietasse l’ingresso dei buoi nel Duomo. Il divieto fu tranquillamente ignorato tanto che, quando alla fine del quattrocento il cardinale Della Rovere decise di riedificare il Duomo, per evitare il proseguimento dell’usanza tanto discussa, fece costruire un’ampia scalinata al fine di impedire, di fatto, l’ingresso nella basilica ai tanto ingombranti ospiti.
A mali estremi, estremi rimedi.
p.s. L’ immagine del bue è presa dalla pagina Wikipedia perchè non abbiamo mai pensato di fotografar un bue, appena lo troveremo sostituiremo l’ immagine.