La casa dalla Volta Rossa, l’inizio… del Cottolengo

La casa dalla Volta Rossa, l’inizio… del Cottolengo

Il 2 settembre 1827 arriva dalla Francia la giovane Anna Maria Gonnet con il marito ed i suoi cinque figli.
La donna era prossima al parto, ma le sue condizioni di salute erano precarie, aveva la febbre alta; tutti gli ospedali si rifiutarono di accoglierla e la donna finì in un dormitorio pubblico, nelle scuderie dell’albergo S. Giorgio (ora Dogana Vecchia).
Ai tempi, presso la basilica del Corpus Domini, era canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo che fu mandato a chiamare per dare l’estrema unzione alla donna e battezzare il piccolo appena venuto al mondo e che sarebbe vissuto per poco.
Tornato in chiesa profondamente scosso da ciò che era appena accaduto, si raccolse in preghiera e nella preghiera trovò la forza ed il coraggio.
Giuseppe Benedetto Cottolengo ebbe l’idea di istituire un ricovero per le persone sofferenti, disperate, nullatenenti e che per questo venivano rifiutate da tutti, ma non da lui.

La casa dalla Volta Rossa, l’inizio… del CottolengoLa casa dalla Volta Rossa

A pochi passi dalla Basilica del Corpus Domini, sotto i portici in quella che era la casa detta dalla Volta Rossa, con 4 letti  Giuseppe Benedetto Cottolengo il 17 gennaio del 1828 fondava la prima opera di carità chiamata Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini che operava sotto il controllo della congregazione del Corpus Domini.

L’arrivo dei colera nei primi anni trenta dell’ottocento costrinse il sacerdote alla chiusura ed al successivo trasferimento in zona Borgo Dora dove, il 27 aprile 1832, aprì la Piccola Casa della Divina Provvidenza.
L’istituto accoglieva ogni persona sofferente che aveva necessità di cure, nessuno veniva rifiutato, e così il numero dei ricoverati non tardò ad aumentare e con essi le spese di gestione.
Il suo fondatore non si arrese e portò avanti la sua opera con caparbietà e come lui i suoi successori; donazioni, lasciti, prebende e la generosità dei torinesi permisero all’istituto di sopravvivere, di crescere e di arrivare fino a noi.
Oggi in Italia ci sono trentacinque case di assistenza, quindici sono all’estero, in Kenya, India, Equador, Svizzera, Florida.

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