La storia dell’architettura di Torino a cavallo tra il XIX e il XX secolo ci parla di Liberty e di Carlo Ceppi, uno dei maggiori esponenti della nuova corrente stilistica che realizza nel 1900 Casa Priotti.
A metà ottocento si respira aria nuova a Torino, il rinnovamento edilizio coinvolge tutta la città in espansione, la cinta daziaria viene spostata e il centro storico destinato a banche e a nuovi uffici: Diventa quindi necessario trasferire le aree residenziali in zone più defilate rispetto al centro, zone esclusive con residenze di lusso in grado di accontentare le nuove richieste. Una delle aree che si va delineando come uno dei quartieri “bene” della città è il perimetro nelle vicinanze della vecchia piazza d’armi, nel quartiere di San Secondo (area di Porta Nuova) ed essendo un quartiere destinato ad un’edilizia di lusso, la firma dell’architetto Carlo Ceppi non può mancare. E che firma…
Carlo Ceppi progetta Casa Priotti nel 1900, un palazzo misto, destinato a negozi al piano terreno e ad abitazioni di lusso nei piani soprastanti. L’architetto fonde gli elementi liberty, tanto amati a cavallo tra i due secoli, allo stile floreale rococò caro al Ceppi e che possiamo ammirare nella fontana dei dodici mesi da poco realizzata. L’edificio è un susseguirsi di decorazioni, stucchi e addobbi che rendono la facciata piacevolmente pomposa. Su corso Vittorio Emanuele grandi conchiglie accolgono i bow window e sempre le conchiglie fanno da sostegno ai balconcini, riccamente decorati con ringhiere in ferro battuto. Il palazzo termina con lucernari e installazioni ricche di decori litocementizi così come tutte le finestre, stucchi, colonne tortiglione, fregi e addobbi floreali a profusione, insomma sfarzo allo stato puro.
Un’altra cosa che salta all’occhio nell’avvicinarsi a Casa Priotti è che il palazzo determina la fine del percorso porticato progettato dall’architetto Carlo Promis che coinvolge tutti gli edifici intorno a Porta Nuova.
Qualche anno dopo, nel 1913, l’architetto Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana progetta all’interno di casa Priotti la sala cinematografica e tea-room Ambrosio, anch’esso massimo esempio del Liberty torinese. Ricorda un articolo del periodico Vita cinematografica: «Nelle ore pomeridiane avanti al Cinema Ambrosio, ove si susseguono interessanti films, quanto di migliore conti l’applaudita produzione italiana, si vedono sempre lunghe teorie di automobili e di carrozze, il che dimostra il grande favore incontrato da questo nuovo Cinematograto fra il nostro pubblico più scelto. Entrate grandiose, rischiarate da grandi lampade ad arco, immettono nelle sale di attesa, ove si ha una scelta orchestrina di Tzigani, che con musica graziosa interessa vivamente il pubblico. Le sale di attesa dei vari posti sono larghe e spaziose ed artisticamente decorate con stucchi e con statue. Da una galleria, che ha della veranda e della serra, perché ornata di belle ed alte piante, il pubblico passa nella sala di proiezioni, e mi piace qui ricordare i nuovi mezzi di luce adottati, affinché lo spettatore possa comodamente prendere posto».
Dall’articolo si evince lo sfarzo e la cura dei dettagli impiegati nella realizzazione della sala cinematografica ora completamente rimaneggiata nei suoi interni, ma in qualche modo, specialmente all’esterno, ci ricorda ancora il periodo della Belle Époque. Casa Priotti è invece rimasta intatta fino ai giorni nostri con tutto il suo sfarzo ed è inevitabile che, nonostante la fretta l’occhio, anche se disattento, volga lo sguardo a tanta fantasia.
Casa Priotti
Corso Vittorio Emanuele II, 52