Il Castello del Valentino tra feste, caroselli, fuochi e tanti fantasmi.
La “delizia” suburbana risalente al XVI secolo fu acquistata da Emanuele Filiberto di Savoia, sembra su consiglio del Palladio, e diventa proprietà dei Savoia nel 1564.
La proprietà venne ampliata già dal Testa ‘d Fer e successivamente dal figlio Carlo Emanuele I di Savoia che nel 1620 dona l’edificio a Maria Cristina di Borbone-Francia sposa dell’erede al trono Vittorio Amedeo I di Savoia come regalo di nozze.
Ed è proprio con Cristina che il castello del Valentino assume la sua forma attuale. Dopo la salita al trono del marito la duchessa avviò i lavori, diretti dall’architetto di corte Carlo di Castellamonte, e proseguiti dal figlio Amedeo.
L’edificio si eleva su una pianta a “U” e rispecchia lo stile architettonico transalpino con i tipici tetti spioventi e le quattro torri angolari che incorniciano il cortile marmoreo sulla facciata rivolta alla città, mentre ha mantenuto lo stile originale sull’affaccio verso il Po, completamente in cotto. All’interno, il piano nobile, è riccamente decorato da artisti luganesi su temi alchemici e floreali ideati dal favorito di Madama Reale Filippo San Martino d’Agliè.
Nella seconda metà del seicento furono decorate i locali dell’appartamento del primo piano verso Torino destinate a Carlo Emanuele II con temi retorici concepiti dal rettore di corte Emanuele Tesauro, tra cui le stanze “della guerra”, “della caccia”, “delle feste” con affreschi di Alessandro, Giacomo e Giovanni Andrea Casella e di Giovanni Paolo Recchi.
Maria Cristina di Francia amava particolarmente il Castello del Valentino e vi soggiornò per parecchi anni anche dopo la morte del marito.
Amante della mondanità in stile francese, la reggia era spesso luogo di feste e ricevimenti, tornei d’amore, giostre, caroselli e battaglie fluviali già descritte dai cronisti del tempo per la loro magnificenza e ricchezza nonché per i costi che influivano significativamente sui bilanci di casa Savoia.
La duchessa, con la sua personalità, divenne il centro di ogni attività di corte grazie all’aiuto del suo consigliere Filippo d’Agliè coreografo e organizzatore degli eventi mondani della corte sabauda.
Le feste di Madama Reale divennero famose al punto di influire sull’evoluzione dei balletti negli anni a venire.
Famosa anche la voluttuosità di Cristina che pare utilizzasse la residenza per gli innumerevoli incontri amorosi con gentiluomini e servitù.
Sembra che la nobile amante, consumato il fugace amore, facesse scomparire i compagni di letto in fondo ad un pozzo e che i molti fantasmi degli amanti abbandonati infestino i sotterranei del castello ancora oggi.
Si narra ancora che la duchessa fece costruire un passaggio sotterraneo che passava sotto il letto del Po per poter raggiungere più agevolmente la “Vigna Reale”, alcova degli incontri amorosi con il suo consigliere Filippo d’Agliè.
Dopo la morte di Maria Cristina di Francia il castello vide un progressivo decadimento culminato con lo spoglio da parte dei soldati francesi di tutto il suo arredo seicentesco e l’assegnazione dell’edificio ad uso militare.
Il castello del Valentino fu donato da Vittorio Emanuele II di Savoia al demanio dello stato nel 1850 e fu utilizzato come sede espositiva della VI Esposizione Nazionale dei prodotti dell’Industria de’ Regi Stati.
Attualmente vi è insediata la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Torino.
Curiosità: le “delizie” erano le residenze dedicate all’agio ed all’ozio dove la dinastia sabauda trovava i suoi svaghi nella Torino barocca. Questi luoghi di piacere furono edificati nei dintorni di Torino; i palazzi ed i parchi reali ancora oggi manifestano l’esercizio del potere, lo sfarzo e la sontuosità caratteristiche dell’Ancient Regime.
Molte “Delizie” sono state inserite nel World Heritage List dell’UNESCO.