Chromagain sono stati un gruppo…. così non va!
… mentre l’ Italia vinceva i Mondiali di Calcio in Spagna lasciando ai posteri immagini che sono entrate nell’immaginario collettivo degli italiani, a Torino, nel 1982, tre giovani davano vita ai Chromagain, ad Hannover nella fabbrica della Philips veniva stampato il primo CD musical e al cinema usciva Blade Runner.
Trascorre il tempo e arriva il 1983!
…mentre in Florida, a Cape Canaveral, da dove partivano gli shuttle per lo spazio, la Fiat presenta al mondo intero la mitica FIAT UNO, a Torino, nel 1983, i Chromagain improvvisano il loro primo concerto all’interno della grande manifestazione ‘Rock contro il nucleare’ dividendo il palco con altri gruppi torinesi.
Trascorre ancora del tempo e arriva il 1985.
…al cinema esce Ritorno al Futuro, in Inghilterra viene organizzato il LiveAid con i più grandi artisti mondiali di musica rock, in America la Microsoft presenta la prima versione del Windows e a Torino esce il primo ed unico album dei Chromagain ‘Any Color you like’.
Infine arriva il 2016
…Torino è cambiata,l’MP3 ha sostituito i Compact Disc, è in produzione il sequel di Blade Runner, Windows è arrivato alla versione 10, della FIAT sono rimaste tante parole ma poco lavoro, tante cose sono cambiate ed io incontro Silvio Ferrero in un Bar in piazza Massaua per farmi raccontare chi erano i Chromagain.
Ma adesso torniamo al 1982.
Nel 1982, sulla scia tracciata dai tedeschi Kraftwerk nel 1978 e dopo il successo del primo disco dei Depeche Mode, si formano una miriade di band che danno forma ad un genere musicale che ai tempi aveva un’unica egenerica definizione: ‘New Wave’.Il suono era caratterizzato dall’utilizzo quasi esclusivo di strumenti musicali elettronici particolarmente osteggiati da quelli che si definivano puristi del suono naturale e del rock.
Silvio Ferrero ai sintetizzatori, Luca Pastore al basso (e chitarra) e Riccardo Acuto alla voce, cominciano ad assemblare le prime song di ispirazione Post-Punk con alcuni strumenti che oggi sono diventati oggetti da collezionismo con quotazioni astronomiche: un sintetizzatore Korg MS-10, una batteria elettronica Roland TR-808, un sintetizzatore Korg MS-50 e un sequencer Korg Sq10. Mentre si susseguono le serate in sala prove alla ricerca di un proprio sound, Riccardo Acuto (voce) lascia il suo posto a Danilo ‘Dana’ Barbero che successivamente lo cederà a Davide Bassino.
1983, la Torino del Metrò, del Tuxedo e del Big.
Nel 1983 al Metrò, locale mitico degli anni ’80 che raccoglieva attorno a se diverse tipologie di giovani, i Chromagain si esibiscono nel loro concerto di esordio. Inizia così una lunga serie di concerti che tocca i locali di Torino più in voga dell’ underground torinese degli anni ’80 e che raccoglievano attorno a se le varie comunità di Dark amanti della New Wave, del Post-Post-Punk e di tutte quelle sonorità che distavano anni luce dalle proposte radiofoniche. Il Tuxedo, il Big e altri due o tre locali erano punti di riferimenti per una miriade di giovani che vestivano da ‘Inferno’ e ‘Suicidio’, si pettinavano da ‘New Heads’ in via Borgaro e compravano i dischi quasi esclusivamente da ‘Rock & Folk’. Chi ha vissuto quegli anni conosce perfettamente il peso di questi nomi che hanno lasciato a migliaia di torinesi un ricordo indelebile.
In uno di questi, il ‘Big’, Luca Pastore entra in contatto con un’etichetta di Milano, la ‘Supporti Fonografici’ che decide di produrre economicamente l’Ep dei Chromagain ‘Any Colour You Like’, disco che ottiene buone recensioni da Rockerilla, il Mucchio e Buscadero. Cominciano così i concerti per la promozione del loro disco e aneddoto racconta che il concerto al ‘Tempio’ di Cerone di Strambino si sia tenuto nonostante il cantante avesse avuto da poche ore un incidente stradale degno della parola e abbia cantato… il bassista!
Alla lunga serie di concerti, forse per contrasti interni o per lo scarso appeal della Wave Italiana, segue nel 1986 la scomparsa dalla scene della band . . . ma non del tutto.
Le mode a volte ritornano e grazie ad Internet il nome dei Chromagain ricompare come punto di riferimento della New-Wave elettronica italiana, tanto che nel 2011 l’etichetta indipendente tedesca “Anna Logue Record”, assieme alla romana “Mannequin”, raccolgono il materiale dei Chromagain, il primo Ep e altre tracce inedite, nella compilation “Any colour we liked”.
I vari elementi del gruppo hanno preso varie strade e uno di loro, Silvio Ferrero, ho avuto il piacere di conoscerlo e scambiarci quattro chiacchiere della serie…
Cosa puoi raccontarmi della tua Torino negli anni dei Chromagain?
La Torino dei primi anni ’80 a me piaceva molto, andavo all’ università, i mezzi pubblici funzionavano abbastanza bene e c’era una giunta di Sinistra. Avevo preso un primo diploma in pianoforte al conservatorio e questo mi permetteva di guadagnare qualche soldo extra facendo il dimostratore per la Bontempi dentro la Rinascente di via Lagrange.
All’Università non mancavano gli stimoli e le possibilità di confronto, la vita sociale non mancava di opportunità per tutti, che nel mio caso hanno contribuito alla formazione dei Chromagain.
Io facevo parte di quelli che erano chiamati Dark e si incontravano da Rock & Folk anche se, onestamente, devo ammettere che io preferivo passare il mio tempo libero da Merizzi (negozio di riferimento di strumenti musicali). Esistevano anche altri punti di riferimento che in un modo o nell’altro sono stati determinanti per me, e per tanti altri, come i negozi di abbigliamento Inferno, Suicidio, Egin, Arsenico & Breakfast e il mitico ‘Metrò’ che era per me era una sorta di seconda casa serale.
E il Silvio Ferrero di oggi?
La vita mi ha portato ad Asti dove vivo molto bene. Sicuramente non c’è fermento come a Torino ma si vive più che bene. Condivido con mia moglie la passione per la musica e lo studio dove continuiamo a sviluppare diversi progetti musicali.
Sai che ho due copie del vostro E.P. ‘Any Colour You like’?
Se ne vuoi vendere una…
No! Anzi, forse si!
Solo nel caso una macchina del tempo mi portasse nel 1985 per vedere un concerto dei Chromagain al Tuxedo.
Le immagini sono di Maria Vernetti