Non è possibile parlare della storia di Torino senza menzionare il cioccolato e di quanto sia stata importante la nostra città nell’ evoluzione di questo fantastico prodotto.
Kakaw uhanal, “il cibo degli dei” così veniva chiamato il cioccolato dai Maya.
Gli esperti ci dicono che i primi ad utilizzare e quindi a lavorare la pianta Theobroma cacao circa tremila fa furono gli Olmechi, abitanti degli altopiani a sud del Messico. I semi venivano ridotti in polvere, mescolati ad acqua calda e consumati come bevanda.
Furono i Maya, intorno al 1000ac, che iniziarono le prime coltivazioni del cacao, chiamato “kakaw”, e che aggiunsero altri ingredienti come ad esempio peperoncino o pepe. Il consumo del cioccolato era ristretto a poche classi sociali come sovrani, nobili e guerrieri. Era una bevanda rituale magica chiamata xocoatl sempre coperta da uno spesso strato di schiuma che era la parte più ghiotta ottenuta travasando il liquido dall’alto ripetutamente da un recipiente all’altro.
L’origine divina del xocoatl era raccontata dalle leggende e recitata nelle liturgie, rendeva gli uomini più resistenti alla fatica ed aiutava a sgomberare l’animo dalle angosce.
Successivamente anche gli Aztechi iniziarono a coltivare il cacao ed a produrre cioccolata, ma non cambiò nulla. Il cacao restò un dono divino e la cioccolata una miracolosa bevanda consolatrice, consumato esclusivamente da poche figure elette durante i cerimoniali ed offerto alle divinità.
Col passare del tempo oltre all’impiego liturgico la cioccolata veniva sempre più spesso consumata come bevanda, i semi venivano triturati per mezzo di una pietra inclinata e riscaldata, la metate, aromatizzata con vaniglia, peperoncino ed altre spezie, addensata con farina di mais ed addolcita con miele.
Il cioccolato in Europa
Con la scoperta dell’America Cristoforo Colombo venne a conoscenza della bevanda, ma non ne fu particolarmente colpito. (Siamo ancora lontani dal Cioccolato come lo conosciamo noi)
Al rientro del suo quarto viaggio nel 1502 portò con se qualche seme che non ebbe successo, forse a causa del sapore amaro e piccante insieme, a cui i palati europei non erano avvezzi.
Fu Hernàn Cortéz che nel 1528, di ritorno dal suo viaggio nel Nuovo Mondo dove fu scambiato da Montezuma per emissario del Dio Quetzalcoàtl, portò in dono a Carlo V di Spagna alcuni semi decantando le lodi della bevanda con essi preparata “Una bevanda divina capace di dare forza e resistenza. Una tazza di questa preziosa bevanda permette all’uomo di camminare per un giorno intero senza cibo”
Il cacao rimane custodito tra corti, clero e nobiltà spagnole per diversi anni.
Inizialmente veniva considerato un medicinale, gradualmente lo lavorarono e lo trasformarono, eliminando pepe e peperoncino ed aggiungendo miele, zucchero e vaniglia per correggere la naturale amarezze al fine di renderlo più adatto ai palati raffinati dei regnanti. La bevanda si estese a tutte le corti d’Europa, soprattutto in Francia dove l’arte culinaria era già particolarmente sviluppata e successivamente in tutto il resto del continente.
Rimase per parecchio tempo privilegio della sola nobiltà e fu merito della passione dei reali se la cioccolata si diffuse così rapidamente in tutti i salotti della società.