Clara Maria Brigida Ribolet fu arrestata nel 1716 con l’accusa di stregoneria e di attentare alla vita del giovane principe di Piemonte Carlo Emanuele. Tecnicamente non c’era niente che provasse la sua colpa, ma erano anni dove la superstizione e l’ignoranza regnavano sovrane con la complicità delle istituzioni ecclesiastiche che alimentavano la credenza che le streghe esistevano e bisognava prima torturarle e poi porre fine al loro peccato.
La signora Ribolet si vantava delle sue capacità magiche per incutere timore e guadagnare il rispetto della povera gente. Raccontava con tranquillità e dovizia di particolari di essere una grande esperta nella preparazioni di incantesimi e pozioni magiche, di frequentare balli e convegni notturni in compagnia di streghe e demoni e di essere in grado di realizzare statuette magiche, insomma tutti argomenti che nel lontano 1700 erano ritenuti veri, senza alcun ombra di dubbio.
Nella credenza popolare le statuette erano dei talismani dalle fattezze umane realizzati con cera, terra di cimitero, ostia consacrata, olio santo, sangue e cervella di bambino, sangue di gatto e Agnus Dei. Nessuno metteva in dubbio la loro efficienza e tutti erano a conoscenza del fatto che quando un ferro trafiggeva la statuetta nello stesso istante sarebbe morta la persona raffigurata, un vero e proprio omicidio premeditato.
Un giorno, in un eccesso di superbia, la maldestra Clara Maria si vantò, o forse confidò a qualcuno, di avere realizzato una statuetta con le fattezze del giovane principe figlio del duca Vittorio Amedeo II: quella fu l’ ultima volta che si vanto delle sua capacità magiche.
La strega al castello
La strega viene arrestata e messa alle strette confessa che era in atto una congiura nei confronti di Carlo Emanuele da parte dei Principi di sangue, dei Ministri di Stato, dei sacerdoti e di tutto l’ entourage di corte più influente. Le sue parole e la sua fama di strega sono quanto serve per farla arrestare e rinchiudere nel temibile Castello di Miolans, prigione dove esisteva una sezione dedicata a streghe, eretici e povera gente accusata di pratiche abominevoli tipo rubare un ostia per evocare un incantesimo.
All’ interno del castello la prigioniera subisce tutto il trattamento riservato alle donne accusate di stregoneria che, però, non sono sufficienti a piegare la donna, lei conferma la sua versione dei fatti e reagisce alle torture affermando che il dolore era il suo gradino, pegno, per andar nel mondo dei cieli.
La sua determinazione costringe il medico del carcere a interrompere le torture altrimenti sarebbe morta e non avrebbe potuto tornare a Torino per far da esempio a tutti gli aspiranti fattucchieri della città.
Nel 1717 Clara Maria Brigida Ribolet viene riportata a Torino in compagnia di Catterina Corte, altra strega ospite della prigione accusata di fornicazione e patti con il diavolo, e per l’ occasione vengono predisposte misure di sicurezza eccezionali.
Le streghe vengono incatenate e sorvegliate a vista dai birri, guardie a tutela dell’ ordine pubblico, attorno a loro viene predisposta l’elite della cavalleria e viene data indicazione che al suono delle campane tutti i cittadini torinesi dovevano scendere in strada armati ed intervenire contro le forze del male.
Dopo un breve processo, il Senato di Torino condanna a morte le due donne che verranno condotte al patibolo senza che fosse pubblicata la loro sentenza per paura di una vendetta da parte degli spiriti infernali e del demonio stesso.