Ad Enrico Reffo non fu dato il giusto riconoscimento durante la sua vita perché i soggetti delle sue opere erano esclusivamente sacri, perché era profondamente cattolico, perché era fratello di Eugenio braccio destro di Don Murialdo e perchè era attivo socialmente al Collegio degli artigianelli ed in altre mille iniziative.
Niente di male di per sè, ma non bisogna dimenticare che prima, durante e dopo l’ unificazione d’ Italia la storia ci racconta che i rapporti tra lo stato Italiano e la chiesa erano molto tesi: le leggi di Carlo Alberto, le intenzioni di Vittorio Emanuele II che condivise con Cavour la scomunica da parte di Roma, la stampa che scoperchiava le storie, i misteri e misfatti della chiesa torinese ed un atteggiamento che, come succede ancora oggi, tendeva ad isolare culturalmente chi la pensava diversamente dal pensiero dominante del luogo di appartenenza.
Enrico Reffo ha subito questo isolamento e solo dopo la sua morte, quando erano evidenti le capacità, il sentire e la maestria del maestro, gli ambienti che contano dovettero cambiare atteggiamento; si sapeva che era bravo, ma non lo si poteva dire.
Riconosciuto come uno dei maggiori esponenti piemontesi della pittura sacra del XIX secolo, le sue opere sono ispirate dalla sua profonda religiosità e fortemente dedicate a rappresentare una cristianità popolare, diremmo oggi, ‘fruibile a tutti’. Si racconta che la sua opera sia la conseguenza di un voto fatto a 25 anni quando, ammalato e in pericolo di vita, decise di fare un voto: se sarebbe sopravvissuto si sarebbe dedicato esclusivamente alla pittura sacra. Onestamente non sappiamo se sia vero ma sappiamo che era torinese!
Breve storia di Enrico Reffo
Enrico Reffo nasce a Torino nel 1831 e viene avviato dal padre alla carriera di orafo presso una bottega torinese. Ma … all’ arte non si comanda e all’ età di 22 anni comincia a frequentare i corsi serali dell’ Accademia Albertina dove ha la possibilità di seguire le lezioni di un altri grandi torinesi: Alessandro Antonelli e Michele Cusa.
Il percorso scolastico è pieno di successi ma, forse a causa del voto o forse a causa del fratello che era il braccio destro di Don Murialdo, finiti gli studi Enrico Reffo dedica la sua attività di insegnante e pittore alla causa cristiana. Diventa professore all’ Istituto degli artigianelli e comincia a stringere relazioni con gli ambienti e le personalità cattoliche della città di Torino, le quali cominciano a commissionargli un lavoro dopo l’altro.
Lavora, lavora, lavora . . Enrico Reffo per 50 anni dipinge quasi esclusivamente per la Chiesa seminando per il Piemonte decorazioni, pale ed affreschi nelle cappelle private, negli oratori e nelle chiese di Varallo, Novara, Pinerolo, Giaveno, Vigone, Volpiano e ovviamente la sua Torino dove ha lasciato un segno del suo passaggio in vari edifici tra cui la chiesa di San Domenico, la Consolata, San Filippo Neri, San Tommaso, San Secondo Martire e Santa Barbara.
Enrico Reffo si occupa anche delle decorazioni delle pareti e di altri ambienti della chiesa di San Dalmazzo in via Garibaldi e proprio al suo interno è stato dedicato un busto a ricordo professore, pittore, artista e maestro del Colleggio degli artigianelli.