Principe Eugenio di Savoia
Eugenio Von Savoye, così solitamente si firma il Principe.
Eugenio per rimarcare con orgoglio la sua origine italiana, Savoye per evidenziare la sua formazione culturale francese e Von per evidenziare la sua nazionalità austriaca adottiva o forse, più presumibilmente, perché non conoscendo bene la lingua tedesca, Eugenio pensa che questa sia la forma corretta.
Eugenio il condottiero, il valoroso, lo statista … tanti gli appellativi invece usati per definire le caratteristiche del principe Eugenio di Savoia Soisson, un ‘honnête homme‘ che ha influito sulla politica del tempo attirando verso di se grandi elogi e odiose critiche.
Nato a Parigi, il 18 ottobre del 1663, non ha un’infanzia felice tra le scure mura del palazzo ‘Hotel de Soissons’ situato al centro di Parigi a poca distanza dal Louvre.
Fin dalla nascita il piccolo principe viene affidato alla zia ed alla nonna, Maria di Borbone-Soisson ma di fatto ad occuparsi del rampollo sono i domestici di casa Soissons.
La madre, Olimpia Mancini (nipote del famoso cardinale Mazarino) è troppo impegnata a farsi strada alla corte di Luigi XIV e a riempire le cronache scandalistiche di Parigi trascurando di fatto Eugenio e i sui fratelli. Alla corte del Re Sole ufficialmente gestisce il seguito della regina, più precisamente si occupa dei divertimenti del re.
Il padre, Eugenio Maurizio di Savoia-Carignano conte di Soisson, passa tutta la sua breve vita sul campo di battaglia pur di stare distante dalle mura domestiche e dagli intrighi della moglie. Muore quando Eugenio ha dieci anni, ufficialmente di febbre, ma nel jet-set corre voce che sia morto per avvelenamento e che sia stata la stessa moglie ad avvelenarlo.
Olimpia Mancini finisce nell’occhio del ciclone in modo irreparabile quando Eugenio ha diciassette anni, viene accusata di intrighi ai danni di Luigi XIV ed è costretta a fuggire da Parigi.
Rivede il figlio solo due volte dopo di allora.
Ad otto anni il destino di Eugenio è segnato: tonsura, abiti talari ed istruzione teologica ed umanistica. Il piccolo Soisson non si da per vinto, decide di abbracciare la spada e di entrare nell’esercito. A diciannove anni si reca alla corte di Luigi XIV per offrirgli i sui servigi. Il Re Sole non prende in considerazione l’offerta del giovane, probabilmente preoccupato che l’influenza della madre potesse in qualche modo riaffiorare, e licenzia Eugenio senza troppi riguardi.
Alcuni anni Luigi XIV ebbe a dire:
“questo principe è un impareggiabile modello per ogni regnante e ogni uomo di stato; non mi stancherò mai di ammirare abbastanza la sua ferrea fedeltà e dedizione al suo sovrano, il suo puro senso di amor patrio e il suo alto concetto del più ligio ottemperamento ai suoi diversi doveri; ma non potrò nemmeno lamentare mai a sufficienza la perdita che egli ha segnato per la Francia stessa. Così volle la Provvidenza; giacché non avremmo forse reso tanta giustizia alle sue virtù”
Lasciata Parigi si rivolge all’imperatore Leopoldo I dove inizia la carriera militare di Eugenio Von Savoy.
I primi anni sono stati abbastanza duri, senza disponibilità economiche è piuttosto complicato scalare la china ed in diverse occasioni viene aiutato economicamente dai suoi protettori e dal cugino Vittorio Amedeo II con ingenti somme. Il riconoscimento però non tarda ad arrivare diventa feldmaresciallo, presidente del Consiglio imperiale di Guerra, Governatore, consigliere dell’imperatore e la ricchezza aumenta con la fama: Eugenio sul campo di battaglia miete vittorie ed il suo patrimonio aumenta vertiginosamente.
Si pensa ad Eugenio di Savoia come ad un personaggio esclusivamente vocato all’arte della guerra, ma non è così. Amante della lettura, dedito alla filosofia, ama raccogliere intorno a se i grandi ed i futuri grandi dell’arte, della letteratura, della filosofia, spesso suoi ospiti nelle residenze. Così incline alle arti ingaggia i migliori architetti del secolo per la progettazione dei suoi palazzi. La residenza ufficiale è il “palazzo del belvedere” alle porte di Vienna circondato da bellissimi giardini per i quali Eugenio collabora attivamente alla progettazione in quanto appassionato botanico. La residenza barocca raccoglie un importante collezione di quadri (molti dei quali raffigurano lo stesso principe) e statue collezionate nell’arco della vita.
Nella residenza invernale a Vienna custodisce una ricchissima biblioteca di oltre 15000 volumi tra libri, manoscritti e incisioni, alcuni veramente rari. In Ungheria, sull’isola di Csepel, dove ore sorge la grande Budapest, fa costruire Villa di Ráckeve e fa restaurare il Castello di Schlosshof, nei pressi di Bratislava che diventa la residenza estiva preferita dal sabaudo.
Come spesso succede fama e successo attirano invidia da più fronti, Eugenio non passa indenne e nel corso degli anni molte critiche, pettegolezzi e maldicenze gravano sulle spalle del principe. Fin dalla giovane età è segnato come effeminato; in taluni documenti epistolari dell’epoca è descritta la sua predilezione nell’indossare abiti femminili.
Parecchi i soprannomi affibbiatigli: Madame Lausienne (famosa prostituta parigina), Madame Sodomie, Madame Putanà e non ultimo Marte senza Venere. Scrive di lui la più pettegola donna parigina, Liselotte del Palatinato, moglie di Filippo d’Orleans “il piccolo scapestrato… non si sarebbe mosso per le donne, essendo preferibili un paio di bei paggi”. In un’altra occasione viene raccontato da Voltaire che il principe, ubriaco, è stato a letto, prima, col commediografo Dancourt e subito dopo con la moglie. Si narra ancora della sua intima amicizia col marchese de la Moussaye; appartati in riva al mare vengono sorpresi da una tempesta ed il marchese dice ad Eugenio che non c’è da preoccuparsi, perché in quanto sodomiti destinati a perire solo con il fuoco.
La diceria, rispetto alla sua presunta omosessualità, lo accompagna per tutta la vita ma le fonti si riferiscono sempre a documenti personali e lettere che mirano più al pettegolezzo che non al racconto di fatti oggettivi.
Dall’altra parte in più occasioni gli sono affibbiate diverse amanti. Si parla di una infatuazione per una giovane cortigiana italiana che mantiene nella città di Marchionnes, ma soprattutto le voci sulla relazione tra il principe e la contessa Eleonore Batthyàny che ha vissuto con Eugenio per diversi anni, ufficialmente come buona amica.
Scapolo impenitente per scelta, ma è necessario sottolineare che il principe è un fervente cattolico, ha passato quasi tutta la vita sui campi di battaglia e distante dalle passioni che ritiene distolgano l’uomo dai propri doveri. Spesso dice “gli amanti sono nella società ciò che i fanatici sono nella religione”, vittime dei sentimenti hanno perso il bene dell’intelletto.
Inoltre Eugenio ha una notevole disistima per le donne che si occupano di politica (e questo accade molto spesso nei boudoir) “non hanno la necessaria stabilità come gli uomini, sono con facilità sconsiderate, permettono che i loro sentimenti influenzino ciò che dicono e perciò non si può fare affidamento sulla loro discrezione”.
Gli ultimi anni di vita di Eugenio di Savoia lo vedono molto provato e stanco, colpito da problemi respiratori si ritira nella sua residenza Viennese dove muore il 21 aprile del 1736.
Non avendo figli tutto il suo patrimonio passa alla nipote Maria Antonia Vittoria che in pochissimo tempo si disfa del patrimonio artistico vendendo tutto. Successivamente Carlo Emanuele III di Savoia riesce a recuperare parecchie opere d’arte oggi custodite nella Galleria Sabauda.
Eugenio di Savoia per tutta la vita sia con lo studio sia con la condotta, ha perseguito un unico scopo, quello di diventare un “honnête homme” un uomo onesto. L’autodisciplina e la ricerca dei valori necessari a rendersi un “honnête homme” hanno permesso ad un uomo capace e caparbio di lasciare il segno in un epoca dove la ricerca del piacere è di gran lunga preferibile ai valori intrinsechi dell’uomo.
Il Principe Eugenio
Eugenio di Savoia, lo stratega. 2/4