Francesco Faà di Bruno, non un semplice prete.
Sono tanti i personaggi che hanno contribuito a formare e ad accrescere Torino, tra questi indubbiamente spicca Francesco Faà di Bruno.
Conosciuto soprattutto in ambito religioso è stato un personaggio eclettico che ha dimostrato grandi doti nei più svariati argomenti.
…ma partiamo dall’inizio: Francesco Faà di Bruno nasce ad Alessandria il 29 marzo 1825.
La sua è una famiglia nobile benestante proveniente da Bruno, un piccolo paesino in provincia di Asti, dove per tutta l’infanzia trascorre i periodi estivi nel castello di famiglia.
Educato, come i suoi fratelli, nella cristianità più osservante, frequenta il collegio dei Padri Somaschi ed ancora in giovane età, un pochino tormentato dal futuro, sceglie di entrare all’Accademia militare di Torino e partecipa alla Prima Guerra d’Indipendenza al fianco del principe Vittorio Emanuele di Savoia.
Durante la campagna raccoglie dati, effettua rilievi statistici sul territorio e realizza la “Gran carta del Mincio” strumento indispensabile pochi anni più tardi per vincere le battaglie di Solferino e San Martino.
Al termine della guerra Francesco Faà di Bruno inizia i suoi percorsi di studio che lo portano alla Sorbona di Parigi dove consegue la laurea in Scienze Matematiche ed Astronomia e lasciata la carriera militare si dedica all’insegnamento.
I suoi studi lo portano a perfezionare importanti regole matematiche, la più famosa la formula Faà di Bruno, ancora oggi utilizzata nei calcoli informatici. Nel corso degli anni insegna matematica, analisi superiore, astronomia come docente straordinario all’Università di Torino, topografia, geodesia, trigonometria alla scuola di applicazione dell’esercito e come insegnante libero, cioè non retribuito, in altri istituti religiosi tra i quali il liceo del complesso di Santa Zita.
Amante della musica all’inizio del suo operato, nella Chiesa di San Massimo, nelle domeniche pomeridiane organizza scuole di canto per le donne di servizio torinesi, successivamente compone canti sacri che raccoglie nel volume “La Lira cattolica”.
Nel 1858 vince la medaglia d’argento all’ Esposizione Nazionale per aver inventato uno scrittoio per ciechi proseguendo la sua attività di inventore con uno svegliarino elettrico ed un barometro a mercurio, solo per elencarne alcuni.
Francesco Faà di Bruno progetta il complesso della Pia Opera di Santa Zita nel malfamato borgo di San Donato; da lui fortemente voluto fu creato inizialmente per accogliere donne che cercavano un occupazione. Col passare degli anni la struttura amplia il proprio intervento nell’assistenza ai bisognosi e nel 1864 inizia la costruzione della chiesa di Nostra Signora del Suffragio.
Sostenuto da Don Bosco, amico fraterno, nel 1876, viene ordinato sacerdote e Francesco Faà di Bruno si dedica ancor più copiosamente nelle opere di carità finalizzate ad aiutare i più bisognosi.
Si ingegna al massimo per ottenere i risultati che si prefigge.
A corto di fondi per i suoi scopi umanitari Francesco Faà di Bruno ricrea, nella chiesa di Nostra Signora del Suffragio, l’esperimento del pendolo di Foucault, al fine di diffondere le conoscenze e utilizzare i guadagni per scopi di beneficenza: al prezzo di 5£ dava la possibilità a tutti di scoprire il moto della rotazione della terra e accompagna i visitatori con una spiegazione scientifica dell’esperimento. Il successo dell’ iniziativa permette al prelato di recuperare i fondi per estendere il complesso di Santa Zita.
Nel 1988 il suo impegno viene beatificato da Giovanni Paolo II: un altro santo da aggiungere alla lunga lista di Santi Torinesi della Città di Torino.
La città, dal canto suo, ha omaggiato il Santo in vari modi e ricorda il suo operato con una targa in via San Donato che ricorda dove il prete diede inizio alla sua opera caritatevole.