Giuseppe Macherione per gli amici Peppino il Siciliano

Giuseppe Macherione per gli amici Peppino il Siciliano

Sempre più presi dalla frenesia giornaliera del fare, sempre più con gli occhi puntati su apparecchi elettronici, ci dimentichiamo troppo spesso di sollevare la testa e di guardarci intorno.
È molto frequente a Torino imbattersi in targhe ed epigrafi che ricordano personaggi vissuti nella nostra città, tanti protagonisti del nostro passato più o meno conosciuti.
Giuseppe Macherione probabilmente fa parte dei meno e in Via Garibaldi al civico 4 un’epigrafe lo ricorda.

Giovane poeta siciliano, come tanti ha vissuto con impeto e calore il risorgimento.
Nasce a Giarre il 22 marzo 1840 da una famiglia borghese. Portato per gli studi umanistici, frequenta l’oratorio dei padri filippini della sua città natale. A soli nove anni comincia la sua attività poetica che si trasforma con gli anni e prende l’ispirazione patriottica che lo caratterizza.
La patria e l’unificazione dell’Italia, gli argomenti delle sue poesie, i suoi versi raccontano il suo ideale patriottico e l’amore per la sua terra.
Il suo impegno a favore dell’unità d’Italia lo porta ad arruolarsi con i garibaldini, ma viene rifiutato per le problematiche di salute che già da tempo lo affliggono. Non si perde d’animo e decide di combattere a modo suo, fonda due giornali “Unità e Indipendenza” e “Il Sud” che palesemente appoggiano la politica di Cavour. La chiara ispirazione politica dei suoi versi lo portano ad avvicinarsi sempre più al centro operativo dell’Unità d’Italia e a Cavour, rappresentazione pura del suo ideale.

Giuseppe Macherione

Nel mese di febbraio 1861 Giuseppe Macherione, nonostante la precarietà della sua salute, si trasferisce a Torino dove conosce altri giovani patriottici e soprattutto Cavour che simpatizza subito per il giovane Giuseppe che amichevolmente ribattezza “Peppino il Siciliano”.
Nel giro di pochi mesi la sua malattia si aggrava irrimediabilmente e Giuseppe Macherione muore, il 22 maggio 1861 a soli ventun anni. Le sue ceneri sono state custodite al cimitero monumentale di Torino per un secolo per poi essere trasferite a Giarre nel 1961.

Cor di leone, Garibaldi ha vinto!
Giubili il cielo! Frena invan l’inferno!
Rotto è d’Italia il funeral ricinto.
Gloria all’Eterno!

Torna in alto