Grissini o ghërsin?
I grissini hanno percorso secoli di storia per arrivare fino a noi con la stessa fragranza e le stesse caratteristiche del primo giorno. Per i ghërsin il trascorrere del tempo non ha prodotto alterazioni o modifiche come spesso succede con i prodotti alimentari.
Ma la nascita dei grissini è storia o leggenda? A voi scoprirlo…
…la leggenda dei grissini
Palazzo Reale, 1675, dall’appartamento del giovanissimo Vittorio Amedeo II di Savoia esce il medico di corte Teobaldo Pecchio di Lanzo scuotendo la testa. Non sa più che fare i problemi di salute che affliggono il piccolo erede al trono.
Fin dalla nascita Vittorio Amedeo soffre di diversi disturbi febbri, asma, crisi respiratorie e problemi gastrici che lo hanno portato già diverse volte sull’orlo della morte.
I genitori hanno provato strade diverse rispetto alla medicina tradizionale, l’ostensione della SS Sindone, pellegrinaggi in vari santuari, ma nulla, nessun miglioramento.
Il medico ha provato tutti i rimedi di sua conoscenza, ma neppure lui ha ottenuto risultati; la situazione non accenna a migliorare e il piccolo corpicino è sempre più gracile.
Mah! Che fare…
Teobaldo Pecchio di Lanzo manda un messaggio alla madre del ragazzino chiedendo udienza. La Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours reggente per il figlio, acconsente a ricevere il medico, ma gli concede solo pochi minuti e neanche lo ascolta, è attesa per il sontuoso ricevimento organizzato in favore di tal dei tali e non ha tempo da perdere.
Il dottor Pecchio non si da per vinto, ricorda che da piccolo quando aveva disturbi allo stomaco la madre gli faceva mangiare crosta di pane molto cotto, eliminando completamente la mollica.
‘Che sia la strada giusta? Proviamo anche questa‘, pensa tra se e se.
Tepbaldo si dirige alle cucine di palazzo per parlare con il “panaté” di corte, il suo concittadino Antonio Brunero e gli chiede un pane molto cotto e privo di mollica per nutrire il piccolo erede al trono.
Il fornaio che stava preparando delle ghërse, con le sue abili mani comincia ad allungare un pezzetto di impasto trattenendolo dai lembi fino a formare dei bastoncini lunghi quanto un suo braccio e grossi quanto un suo pollice. Li cuoce in forno e una volta cotti… perfetti, un pane di sola crosta e senza mollica!
‘Li chiameremo ghërsin, piccola ghërsa‘ esulta il panaté.
Grazie alla tenacia dei due lanzesi, Vittorio Amedeo II guarisce perfettamente e diventa il primo Re di Sardegna e per il resto della vita non si separa mai dai suoi ghërsin, o grissini come diremmo oggi.
Visto con gli occhi di oggi, molto probabilmente, la soluzione ai mali di Vittorio Amedeo II è stata effettivamente nella diversa tecnica di preparazione e cottura della pasta di pane.
Per più motivi, a quei tempi, il pane non aveva mai una cottura adeguata. La mollica poco cotta era ricca di umidità e favoriva il proliferare dei batteri che provocavano gravi disturbi intestinali.
… la storia dei grissini?
Nella seconda metà del XVII secolo erano molte le pestilenze che affliggevano il popolo savoiardo, Carlo Emanuele II è deciso a trovare una soluzione definitiva per risolvere il problema.
Convoca a corte Sindaci, due Senatori, due Consiglieri e quattro fornai per trovare il modo di produrre un pane più sano, ben cotto e che non ammuffisse in poco tempo.
Antonio Brunero di Lanzo afferma che da tempo sta lavorando ad un tipo di pane che corrisponde alle caratteristiche volute dal duca. Una “ghërsa” molto allungata, al fine di favorirne la cottura a cui voleva dare il nome di “ghërsino”, un pane leggero, di perfetta cottura, e perciò di agevole digestione.
Il grissino risolve di fatto parecchie preoccupazioni alimentari tanto che viene utilizzato per curare il giovanissimo Vittorio Amedeo II di Savoia: “gracilissimo di salute, fu nei primi anni sfidato dai medici che fiaccavano e guastavano la debole sua tempra con abuso d’ inefficaci medicine. Certo dottor Pecchio, medico di Lanzo, chiamato a curarlo, sbandì pozioni, boccette e d’ogni generazione medicinali; lo fece nutricare di “pan grissino”, onde, la natura aiutante, il suo corpo invigorì”.
…ma!
si c’è un ma, nel testo “Storia di Torino” del 1934, Francesco Cognasso narra che nel 1643 un ambasceria del Granduca di Toscana è diretta a Parigi.
Durante il tragitto monsignor Corsi accompagnato da quattro gentiluomini, fa una sosta a Chivasso e… “a tavola gustarono una novità di stravagante forma, cioè del pane lungo più di un braccio e mezzo, sottile -a similitudine di ossa di morti”
Si trattava forse dei grissini? È probabile!
Meglio la storia o la leggenda?
Intanto, a scanso di equivoci, nel Comune di Lanzo è affissa una targa per ricordare che l’invenzione del grissino è dovuta ai due concittadini lanzesi.
Qualunque sia la storia dei grissini, quello che è certo è che non hanno più abbandonato le nostre tavole, pare che Carlo Felice di Savoia amasse particolarmente gustarli durante gli spettacoli a teatro, magari arricchiti con ingredienti diversi “con destrezza inghiottiva tenendoli per uno de’ capi con due dita e stritolando l’altro presto presto coi denti” diceva Massimo D’Azeglio.
Anche Maria Felicita di Savoia era una grande estimatrice della specialità, sembra addirittura che si sia fatta ritrarre con un grissino in mano “la principessa del grissino”.
Altro illustre estimatore dei grissini, Napoleone “les petits bâtons de Turen, élegants et savoreux” amava chiamarli, e sulla sua tavola non potevano mancare; se li faceva recapitare con un apposito servizio direttamente da Torino.
Completiamo il nostro viaggio ricordando che l’importanza dei grissini è stata celebrata durante l’erezione dell’ Obelisco di piazza Savoia, mettendoli nella cassa posta sotto l’obelisco stesso insieme a riso e Barbera.
Una nota soprannaturale non potevamo farcela mancare.
Si narra che il fantasma di Vittorio Amedeo II di Savoia, scorrazzi, al galoppo del suo destriero, nella sua amata Reggia di Venaria, di notte e udite! udite! tenendo un cesto di grissini in mano…
È proprio vero che i grissini sono “Eterni!”.
Fonti
Storia delle abitudini alimentari: dalla preistoria ai fast food – Carlo Signore | AMAZON
Vecchia Torino – Alberto Viriglio | AMAZON
Storia del Regno di Vittorio Amedeo II – Domenico Carutti | AMAZON