Jeanne Baptiste D’Albert de Luynes, l’amante di Vittorio Amedeo II.
Ottobre 1700, a Palazzo Reale tutto tace, Vittorio Amedeo II è partito per le terme di Saint Moritz portandosi dietro circa duecentocinquanta cortigiani. Madama reale, invece, si è recata al Santuario di Oropa per ringraziare la Vergine dell’erede maschio appena arrivato.
Da palazzo Scaglia di Verrua, in via Stampatori, esce la carrozza della contessa di Verrua Jeanne Baptiste D’Albert de Luynes intenzionata a recarsi dall’amica Contessa di Sales, fuori Porta Nuova.
Appena superati i bastioni, nella zona della Crocetta, fa fermare la carrozza per proseguire a piedi e manda cocchiere e lacchè a dissetarsi all’osteria. Allontanati i domestici svolta in una stradina sterrata dove, in un piccolo boschetto, l’attende il fratello.
Con un piccolo calesse raggiungono villa Verrua dove la contessa si traveste da uomo per poi uscire da un cancelletto secondario, situato nel muro a lato del parco, dove con il calesse imboccano una serie di strade secondarie in direzione Francia.
Il cappello a tese larghe copre buona parte del volto di Jeanne Baptiste, con se ha solo una valigia colma di gioielli, il resto dei suoi beni è già a Parigi da tempo.
Nessuno fa caso al passaggio del calesse che raggiunge Novalesa e alla portantina che si dirige verso il Moncenisio con una portantina. Raggiunta la cima ridiscendono con una slitta fino a Tavernette e di nuovo in portantina arrivano a Lanslebourg.
La contessa è affaticata, provata dal freddo patito in vetta e ha la febbre, ma prosegue in carrozza fino a Grenoble dove arriva di notte e si concede un po’ di riposo.Riparte il mattino dopo verso Lione in direzione Parigi.
Durante il percorso Jeanne Baptiste ripensa allo stesso viaggio percorso verso Torino nel 1683 quando tredicenne fu data in sposa a Giuseppe Ignazio Augusto Manfredi Scaglia di Verrua.
. . . . Jeanne Baptiste è ancora una bambina quando arriva a Torino.
Diventa parte dell’entourage della corte di Vittorio Amedeo II in quanto il marito è gentiluomo di camera del Duca e colonnello dei Dragoni e la sua presenza a corte è d’obbligo. Il conte di Verrua è un ragazzo tranquillo, giovanissimo anche lui, e di bell’aspetto; i due giovinetti si trovano bene fin da subito, ma… si c’è un ma.
Giuseppe vive con la madre, la “Gran Vedova” di cui ne è succube e i rapporti tra la contessina e la suocera stridono fin da subito. Le due donne spesso si scontrano e il conte sta nel mezzo senza mai prendere posizione.
Jeanne Baptiste D’Albert de Luynes
Vittorio Amedeo II non si avvede subito della giovane de Luynes. Ha solo quattro anni in più della contessa e già da tempo, grazie all’aiuto della disinteressata madre, ha convogliato i suoi interessi nell’attività di seduttore. La madre del duca cerca in tutti i modi di dirottare le attenzioni di Vittorio Amedeo verso i piaceri che la sua posizione può dargli allontanandolo dalla politica di corte: Madama Reale vuole continuare a detenere il potere di reggente.
Il Duca non cade nella trappola dell’adorata mamma e si prende l’uovo e la gallina.
Si diverte come un pazzo con tutte le ragazze della corte, partecipa a giochi equestri, tiene testa alla madre nella politica, e si sposa con Anna d’Orleans per consolidare i rapporti con la corona Francese; insomma fa quel che più gli aggrada.
Passa qualche anno, la contessa di Verrua diventa mamma quattro volte, i contrasti con la Gran Vedova sono sempre più serrati ed il marito per non prendere decisioni se ne va a far la guerra appena ne ha occasione.
La maternità rende Jeanne Baptiste ancora più bella, più matura e soprattutto più avvenente: Vittorio Amedeo se ne accorge e si invaghisce di lei in modo “furioso”, dicono le cronache dell’epoca.
Il Duca inizia a corteggiare in modo serrato la contessina che però non cede alle lusinghe, è innamorata del marito e cerca di tenere saldo il matrimonio, ma le lunghe assenze di quest’ultimo e le angherie della suocera non l’aiutano a mantenere saldi i principi coniugali e diventa sempre più difficile tenere a freno le avance di Vittorio Amedeo.
I pettegolezzi a corte si sprecano, i due sono amanti o non lo sono? C’è chi parteggia per il si e chi dice no. Mentre . .
Il giovane Vittorio Amedeo II spende e spande cercando di far cadere ai suoi piedi la contessa, organizza feste, gite, scampagnate e rappresentazioni teatrali con gli attori più famosi del momento. In una di queste occasioni, nel gennaio 1689 quando al teatro di corte viene rappresentato “Silvio, re degli Albani” con musiche di Gabrielli, scatta la scintilla.
Sopra al palco reale, situato in centro, Vittorio Amedeo II riserva un palco per Jeanne Baptiste. Subito dopo l’inizio dello spettacolo Vittorio Amedeo è accanto alla Verrua che gli si concede sciogliendo ogni dubbio. I sospetti fino ad allora infondati diventano certezza e a corte non si parla d’altro.
Ebbene si, il teatro, a quei tempi funzionava così, erano luoghi chiassosi, dove durante le rappresentazioni si giocava a carte, si discorreva e, diciamo, si cadeva in tentazione.
L’ambasciatore di Francia a Torino relaziona a Luigi XIV “la contessa di Verrua si è recata mercoledì scorso all’opera e per la prima volta ha preso posto nel palco sovrastante quello della duchessa di Savoia. Il palco non era minimamente illuminato e il duca vi si intrattenne per quasi tutto il tempo, salvo i pochi minuti durante i quali fece una scappata negli altri, per non fare rimarcare tutto quell’attaccamento alla signora di Verrua. Il conte, marito di costei, e lo zio abate, che erano in una delle mie logge, furono interamente presi dal seguirne i movimenti”. I “movimenti” non sono descritti nel dettaglio, ma tutto il pubblico presente in sala ne è testimone.
La giovane Jeanne Baptiste diventa la “preferita” di Vittorio Amedeo II, dama di voluttà, ha capito fin da subito le debolezze del giovane duca e sa come soddisfare i suoi piaceri. Dal canto suo, il sabaudo crolla letteralmente ai suoi piedi, la copre di regali e nonostante i suoi braccini corti, organizza una sontuosa vacanza a Nizza con tutta la corte, però senza mammà, in quanto il viaggio, secondo Amedeo, era troppo stancante per lei. La vacanza, mascherata con esigenze politiche dura qualche mese durante i quali la contessa di Verrua, probabilmente per il faticoso viaggio abortisce il figlio di Vittorio Amedeo. Si riprende subito e anche lei gioisce della vita balneare, delle feste e soprattutto delle accortezze che il giovane sabaudo ha nei suoi riguardi.
E il conte di Verrua? Come gentiluomo di camera del Duca doveva presenziare anche lui alla vacanza!
Ebbene si è dato malato, ha ritardato la partenza e raggiunta la corte qualche tempo dopo, rosso di rabbia, con una scusa ritorna indietro. Proprio non ce la fa…
Al rientro dalla lunga vacanza Jeanne Baptiste si trasferisce in un appartamento nel convento delle Visitandine dove partorisce la prima figlia di Vittorio Amedeo II, Vittoria Francesca. Il conte di Verrua fugge in Francia con la madre e i quattro figli, non riesce a reggere la vergogna procuratagli dalla moglie fedifraga.
Nel frattempo a Torino tira vento di guerra, Eugenio di Savoia Soisson è a palazzo e tutta la città per un po’ smette di spettegolare, ha altro a cui pensare; ma Vittorio Amedeo II spiazza tutti, nomina Jeanne Baptiste dama di corte della duchessa e la porta a vivere a palazzo dando ai torinesi nuovi motivi per chiacchierare.
La contessa di Verrua oltre ad essere amante è anche confidente del duca, con i suoi modi riesce sempre ad ammansire il carattere iracondo del suo innamorato. Lui continua a stravedere per lei e la storia si protrae per anni, nonostante litigi, riappacificazioni, guerre e scaramucce.
Intanto Vittorio Amedeo non sa decidersi, ora complotta coi francesi e va in guerra contro gli Ugonotti, poi chiama alla sua corte il cugino Eugenio per allearsi all’impero asburgico e Catinat lo bastona a Battaglia della Marsaglia. Di nascosto ricomplotta con Luigi XIV contro Leopoldo I . . . di conseguenza si assenta spesso da palazzo.
Per Jeanne Baptiste non è un problema, ormai ha un posto di rilievo a corte, in qualche modo riesce ad influenzare alcune decisione di Vittorio Amedeo e molto spesso le questioni politiche importanti vengono discusse in modo informale proprio negli appartamenti della contessa. Jeanne Baptiste sa di avere potere, ma soprattutto sa di aver raggiunto il suo scopo, è diventata padrona di se stessa.
Ma si sa, gli anni passano, i gusti cambiano e il duca ricomincia a guardarsi in giro, con occhi di riguardo per le giovanissime e avvenenti ragazze della corte. Al principio non è un problema per la contessa di Verrua, lei sa come prendere il sabaudo, sa quali sono le sue debolezze e le sue passioni, tant’è che nel 1694 dà alla luce il secondo figlio Vittorio Francesco. Jeanne Baptiste comunque non è tipo da mettersi certo in un angolo a far la maglia, sa divertirsi, non ha nessuna difficoltà a trovare il modo di passare il tempo e impara presto ad eludere la ristretta sorveglianza voluta dal gelosissimo duca.
Ma la gabbia dorata nella quale è racchiusa la contessa comincia a diventare stretta, medita la fuga, vuole tornare in Francia dalla sua famiglia alla corte di Luigi XIV.
Per cercare di aggraziarsi il re di Francia comincia a passare ai francesi importanti notizie politiche e militari, diventa la spia ufficiale della corte di Torino e nel mentre organizza la sua fuga verso Parigi.
Diciassette anni vissuti intensamente, moglie premurosa, amante insaziabile, confidente del duca di Savoia e spia alla corte sabauda.
Arrivata a Parigi, Jeanne Baptiste D’Albert de Luynes, per volontà della famiglia, si ritira in convento, ma la vita di clausura dura ben poco e piano piano riacquista quella libertà che tanto faticosamente aveva cercato per tutta la vita.
I suoi modi gentili, il suo buon gusto non passano inosservati ed il suo salotto diventa ben presto il luogo d’incontro dell’alta società parigina.
Scoperta la fuga, dopo un primo attacco d’ira, Vittorio Amedeo II non fa nulla per riportare a Torino la bella contessa, continua però ad occuparsi di lei.
Le spedisce alcuni oggetti d’arte lasciati in Piemonte, le assegna una rendita mensile affinché abbia di che vivere dignitosamente e continua per il resto dei suoi giorni a mantenere contatti epistolari con l’ex amante preoccupandosi di ogni sua necessità.
Jeanne Baptiste muore il 18 novembre 1736, sulla sua lapide ha fatto scrivere:
Qui giace la contessa di Verrua. Avendo l’umiltà fatto morire nel suo cuore tutta la pompa del secolo, ella proibì che si facesse rivivere, in occasione della sua morte, il benché minimo segno di una grandezza che ella aveva cercato di seppellire sotto la modestia di questo sepolcro.