La nascita delle corporazioni, in Europa, può essere fatta risalire al XII secolo, quando nacque l’ esigenza di regolamentare e tutelare l’ attività (e gli interessi) dei rappresentanti di una stessa categoria. Poiché all’ epoca il potere ecclesiastico era più importante di quello civile, le varie corporazioni, o gilde, non appena costituite si premuravano di procurarsi una cappella, impegnandosi ad abbellirla: molte di esse si travestirono addirittura di “pia congregazione”.
A Torino, per esempio, nel 1636 nacque la corporazione dei minusieri, ebanisti e mastri di carrozza, che acquisì una cappella nella chiesa di Santa Maria di Piazza, mentre già da tempo i pittori, gli scultori, i chirurghi, i calzolai, gli orefici e i panificatori si riunivano in Duomo, tutti sotto la protezione di San Luca, mentre i sarti, i sarajè, i ‘mastri da muro’ , gli scalpellini, gli stuccatori, gli speziali e i notai erano di casa in San Francesco d’Assisi.
Presso la chiesa dei Santi Martiri, in via Dora Grossa, si riuniva una potente corporazione che comprendeva i nobili, gli avvocati, i banchieri, i negozianti e i mercanti: forse la convivenza tra di loro divenne, a un certo punto, difficile, forse nacquero gare di personalità, perché i banchieri, negozianti e mercanti, nel 1692, si trasformarono in “pia congregazione” e si fecero costruire una cappella separata, accanto alla chiesa, incoraggiati da padre Agostino Provana, rettore dei gesuiti.
La cappella, al civico 25 dell’ odierna via Garibaldi, è ancora attualmente luogo di culto, aperto al pubblico solo nei weekend: non è chiaro il motivo per cui ci si trovi la tomba di Joseph_Marie Maistre, scrittore e membro del senato sabaudo, che con i banchieri, negozianti e mercanti non ebbe mai nulla a che fare.
Le corporazioni furono abolite definitivamente da Carlo Alberto nel 1844: sarebbero rinate dalle proprie ceneri sotto forma di ordini professionali, perpetrando, nel tempo, le antiche tendenze elitarie.
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