La chiesa della Crocetta dedicata alla Beata Vergine delle Grazie a Torino

La chiesa della Crocetta dedicata alla Beata Vergine delle Grazie

Il quartiere Crocetta, nonostante sia di istituzione più recente rispetto al centro, è sicuramente uno delle borgate più conosciute di Torino; punto cardine del rione è sicuramente la chiesa della Beata Vergine delle Grazie, più nota come Chiesa della Crocetta, che si erige col suo bel porticato, a lato della piazza del famoso mercato di quartiere.

Ma ad un occhio attento non può sfuggire all’angolo opposto della medesima piazza, la minuscola chiesetta, proprio a fianco del convalescenziario; ebbene quella è la prima chiesa della Crocetta dedicata alla Beata Vergine delle Grazie.

La sua storia è lunga secoli e ricca di traversie, ma sarebbe troppo lungo raccontare tutti gli avvenimenti che sono ruotati intorno alla piccola cappella, ci limiteremo a raccontarvi qualche piccola aneddoto per darvi un’idea delle storie che si sono susseguite nel corso dei secoli.
Per iniziare è necessario ricordare che il quartiere della Crocetta, così come lo conosciamo oggi, nasce solo nei primi anni del ‘900. Nei secoli scorsi l’area, anticamente denominata Tauley e successivamente Crosetta, non era altro che un susseguirsi di campi con qualche cascinale disseminato qua e la, ben distante dalla città che aveva i suoi confini nei pressi dell’attuale corso Vittorio Emanuele II.
La distanza dalla città ed i pochi abitanti residenti, non consentirono l’istituzione di una sede parrocchiale, esisteva solo una piccola cappelletta fatta costruire nel 1588 da una pia donna, Maddalena Groppello, dedicata alla Madonna delle grazie ed alle dipendenze del convento dei padri carmelitani di Santa Maria di Piazza. Fin qui tutto bene.

I guai iniziano una trentina di anni dopo, quando sul finire del ‘500 Caterina d’Austria, moglie di Carlo Emanuele I° si prodiga per avere a Torino i frati Trinitari Calzati. La morte prematura lascia inesaudito il desiderio di Caterina, ma qualche anno dopo, il duca cede un ampio appezzamento di terreno ai frati Trinitari nella zona della Crosetta. I frati edificano una piccola chiesa, inglobando la vecchia cappella, con annesso monastero e sono incaricati di dare ospitalità ai viandanti e di esercitare una rudimentale istruzione per i contadini delle campagne circostanti.
Questo servizio non è svolto dai monaci del tutto disinteressatamente, oltre alla cessione gratuita del terreno ricevono una sovvenzione annua dalla corte ducale.
La cosa può apparire normale, se non fosse che il territorio della Crocetta e la stessa chiesa, denominata Parochia Sancti Eusebii extra muros, sono sotto la giurisdizione religiosa dei frati Filippini di Sant’Eusebio (diventato poi oratorio di San Filippo Neri) che mal digeriscono le concessioni dispensate ai Trinitari, considerato che le normali funzioni parrocchiali continuano ad essere a carico proprio dei Filippini.

Comincia una disputa sul chi deve fare cosa che dura secoli e che coinvolge addirittura la corte ducale quando la dipartita di un nobile residente alla Crocetta, senza che avesse ricevuto i  sacramenti, persuade Vittorio Amedeo II nel 1727 ad erigere una parrocchia nella zona cercando allo stesso tempo di mettere ordine e placare un po’ gli animi dei religiosi.
Ma neppure questa presa di posizione risolve i problemi in quanto la gestione della chiesa rimane a carico dei padri Filippini che dovevano continuare a spartire l’edificio con i Trinitari.
I dispetti e le ripicche continuano, i Trinitari pretendono un adeguato compenso per le funzioni svolte dalla parrocchia ed i Filippini non hanno nessuna intenzione di perdere i loro diritti sulla zona.

La disputa termina sostanzialmente nel 1797 quando il Consiglio di Stato ordina la soppressione dei conventi con meno di otto religiosi al fine ridurre i costi e poter così destinare più risorse alla guerra contro la Francia. Di fatto i frati nel convento sono dieci, ma ancora una volta i Filippini intervengono e fanno si che la soppressione dei Trinitari sia attuata anche alla Crocetta. L’intero complesso monastico, tranne la chiesa e la sacrestia viene prima venduto alla Società Agraria e successivamente acquistato dall’Arciconfraternita della Santissima Trinità da adibire a convalescenziario.

La chiesa della Crocetta dedicata alla Beata Vergine delle Grazie a Torino

Soffermiamoci ora sulla vecchia chiesa, che funge da parrocchia fino al 1889 quando viene aperta al pubblico la nuova chiesa parrocchiale. In origine l’antica chiesa era preceduta da un piccolo portico fatto poi demolire, all’interno in stile barocco, due altari laterali e uno maggiore che ospitava un quadro rappresentante la Deposizione di cristo dalla Croce che da alcuni viene attribuito alla scuola del Tintoretto, a Palma il Vecchio da alcuni, al pittore veneziano del ‘500 da altri.
Il medesimo quadro lo possiamo ammirare tutt’oggi nella nuova Chiesa della Beata Vergine delle Grazie voluta da Alessandro Roccatti, parroco della chiesa della Crocetta dal 1878, per sopperire al crescendo della popolazione.
L’edificio, progettato dall’architetto Giuseppe Ferrari, rispecchia appieno lo stile neogotico in voga alla fine dell’800, ha una pianta basilicale a tre navate di cui quella centrale è più alta e più larga, l’interno è riccamente decorato in stile neogotico e neo-bizantino con un soffitto ligneo dipinto con arabeschi a colori vivaci.
Nella navata di sinistra il primo altare accoglie il quadro di cui abbiamo già detto, mentre al termine della navata di destra l’altare dedicato alla Madonna delle Grazie ospita una bellissima statua lignea dorata della Vergine di autore ignoto risalente al ‘600.

Come abbiamo detto è una chiesa di recente costruzione, ma ricca di significato culturale, ma soprattutto religioso, una chiesa molto sentita dagli abitanti del quartiere che con  l’oratorio e le serate di dialogo è da sempre luogo di incontro di molti.

Beata Vergine delle Grazie

Via Marco Polo, 6 Torino

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