A pochi passi dalla stazione di Porta Nuova svetta un alto campanile in mattoni, è quello della chiesa di San Secondo Martire e come tante chiese, costruite al di fuori dell’antica cinta muraria, ha una storia piuttosto recente, vediamola un po’ più da vicino.
Nel XIX secolo Torino è in costante crescita demografica, si passa dai 94.500 abitanti del 1791 agli oltre 200.000 del 1861, anno dell’unificazione dell’Italia. Nei primi anni del 1800 l’espansione della città si spinge inevitabilmente verso le campagne circostanti; la zona che dall’attuale porta Nuova va verso il Po è la prima ad essere urbanizzata, mentre il lato ad ovest della stessa continua ad essere destinato a piazza d’armi ed a rimanere zona militare. Nella seconda metà dell’800, con lo spostamento della piazza d’armi nell’area antistante il Politecnico, tutto il terreno viene lottizzato e ceduto per la costruzione di nuovi edifici civili.
L’aumento della popolazione rende necessaria l’edificazione di una nuova chiesa e viene ben presto istituito un comitato di cittadini per promuovere la costruzione dell’edificio. Richiesti diversi progetti, si impone quello dell’architetto Formento e dell’ingegner Vigna che viene proposto al Comune unitamente ad una richiesta di contributo. Ad appoggiare la costruzione viene chiamato Don Bosco che propone ai progettisti di implementare il disegno creando un oratorio per i fanciulli adiacente la chiesa. La municipalità concede un grande lotto di terreno ed una somma di denaro utile ad iniziare i lavori, ma il progetto deve rimanere quello di base, senza variazioni, quindi la proposta di Don Bosco viene accantonata ed il salesiano si fa da parte.
I lavori iniziano nel 1874 ma vengono interrotti più volte, la costruzione dell’edificio si basa per lo più su offerte e donazioni e non sempre sono sufficienti, ma nel 1876, sotto la spinta del nuovo parroco Don G. Leone Prato la costruzione riprende più speditamente. Due anni più tardi, il prelato propone di dichiarare la chiesa in costruzione monumento a Papa Pio IX, da poco scomparso (all’interno dell’edificio, nella navata centrale vi è un busto dedicato al Pontefice). La chiesa viene aperta al pubblico con una solenne cerimonia l’11 aprile del 1882 alla presenza di ben undici vescovi, allietata dalla banda e i ragazzi del coro dell’Oratorio Valdocco inviati da Don bosco.
La chiesa di San Secondo Martire
La Chiesa di San Secondo, da cui prende il nome tutto l’isolato, è un ampio edificio posto tra le vie San Secondo e Magenta, occupa un’area di oltre 3000 mq ed è circondato quasi interamente da una massiccia cancellata in ferro battuto. Nella semplice e lineare facciata tre portoni d’ingresso, corrispondenti alle tre navate, permettono l’accesso alla chiesa, sul portale centrale un grande rosone rompe la linearità del frontespizio, tutt’intorno l’orlo del tetto è fregiato con piccoli archetti in terracotta ed agli angoli eleganti pinnacoli a foggia di tempietto fanno sembrare ancora più imponente l’edificio.
La chiesa di San Secondo Martire ha una pianta a croce latina è realizzata in stile eclettico rifacendosi allo stile lombardo romanico del tardo medio evo. All’interno le navate sono delimitate da imponenti colonne con capitelli riccamente decorati; vi sono cinque altari, il maggiore dedicato a San Secondo Martire è sormontato da un vetro a cattedrale rappresentante Cristo seduto sul trono, ai lati due mosaici di vetro dedicati al Religioso, Il martirio di San Secondo e La Gloria di San Secondo.
Del pittore Enrico Reffo il quadro che decora la cappella dedicata a San Giuseppe, sempre del Reffo sono la tela di Sant’Agnese e la via Crucis, mentre è di Tommaso Lorenzone il dipinto che adorna la cappella intitolata alla Madonna delle Salette.
Sul portale d’ingresso il bellissimo organo (esposto all’Esposizione Nazionale di Torino del 1884) realizzato dagli organari fratelli Collino.
La chiesa di San Secondo Martire è ancora oggi punto di riferimento di tutto il quartiere ed è la seconda chiesa più importante della zona dopo quella della Crocetta.