Su Aleramo e la sua amata Adelasia, talvolta chiamata Alasia, esistono tante storie e tante leggende, alcune molto fantasiose altre invece storicamente molto vicine alle vicende che investirono il Monferrato e i territori limitrofi nel periodo a cavallo tra X e XI secolo.
Purtroppo molte si stanno perdendo perché la storia ha raccontato come andarono effettivamente le cose e poi perché il copia/incolla selvaggio tra siti web ripropone sempre la stessa versione che si pone a metà tra la leggenda e la storia.
Ho pensato così di proporvi la storiella sul Monferrato, su Aleramo e la sua innamorata Alasia prendendo spunto da un antico testo degli inizi del ‘800 dove la protagonista è la bella damigella e non il valoroso guerriero carbonaio e neanche il Monferrato.
La favola della bella Alasia
C’era una volta un castello dove viveva una giovane e bellissima damigella di nome Alasia, figlia dell’ imperatore Ottone e della consorte Teofonia.
Alasia passava le giornate a fare la damigella e a fare lunghe passeggiate dentro il castello sotto lo sguardo severo ed attento del papà Ottone. Un giorno, mentre passeggiava, incrociò lo sguardo di Aleramo, giovane, orfano, bel guerriero e scudiere del padre.
Alasia si innamora subito di Aleramo ma tiene segreto il suo amore perchè il papà Ottone non avrebbe mai approvato il loro amore: Aleramo era un bellissimo guerriero che mai avrebbe dovuto cedere alle attenzioni della damigella e Alasia era la figlia dell’ imperatore e mai avrebbe dovuto amare quello che era un povero scudiero.
Ma all’ amor non si comanda e così i due innamorati, una notte, decidono di scappare in sella ad un cavallo bianco ed uno rosso per nascondersi ad Albenga.
Nel contado marittimo la vita non era facile ma i due si amavano e questo era sufficiente: la giovane donna accudiva i figli e il bello Aleramo cuoceva e vendeva carbone agli albenganesi. Tra di loro c’ era il cuoco del vescovo che, presa confidenza con Aleramo, viene a sapere delle sventure della bella Alasia e le racconta al Vescovo di Albenga. Tale è lo sconforto che il vescovo decide di incontrare Alasia e farsi raccontare tutta la storia in modo da riferirla ad Ottone per convincerlo a perdonare i due giovani.
L’ imperatore, padre e nonno inconsapevole di quattro maschietti e tre femminucce, ancora soffre del lungo periodo di lontananza dalla figlia e così decide di perdonarli e accoglierli nelle mura del suo castello. Al suo interno, un giorno, in un attimo di generosità, il nonno Ottone decide di creare sette marchesati da donare a tutti i sette nipoti. Ecco così che nacquero i marchesi di Monferrato, di Saluzzo, di Busco, di Ceva, d’Incisa, di Ponzone e del Bosco.
La bella Alasia visse così felice e contenta per tutta la vita: vicina al padre Ottone, sotto il tetto con Aleramo e i suoi sette figli a capo di sette marchesati.
Esistono più o meno 700 versioni della favola e storicamente a capo del Monferrato c’era proprio lui, Aleramo. La storia è stata raccontata in primis da Iacopo d’Acqui nel XIV secolo e successivamente da molti altri autori compreso Carducci che ha reso immortale Adelasia e Aleramo. Inoltre esistono mille curiosità attorno al Monferrato ma oggi abbiamo preferito raccontarvi di una donna che al cuore ha ceduto e non ha saputo dir di no.