La Galleria del Daniel è uno degli ambienti di Palazzo Reale di Torino che più colpiscono per maestosità e sfarzo; voluta da Vittorio Amedeo II e rimaneggiata negli anni successivi è, nel suo insieme, uno spettacolare esempio di Barocco Piemontese.
È il 1684 e Vittorio Amedeo II riesce finalmente ad allontanare la madre dal potere che detiene come reggente dal 1675 e si accinge a governare il suo ducato. Parco e morigerato nelle spese, si rende però conto che un ducato che si rispetti ha bisogno di avere una dimora che sia all’altezza e decide di mettere mano al Palazzo Reale che non rispecchia i fasti e l’opulenza degne di un ducato con la “D” maiuscola. Nell’ambito della riqualificazione dell’ala di Levante e di settentrione del palazzo, Vittorio Amedeo affida a Carlo Emanuele Lanfranchi la realizzazione di una galleria destinata a magnificare se stesso.
Per la decorazione del locale, l’ambizioso sovrano vuole un grande artista e si rivolge a Carlo Maratti, prima ed ad Andrea Pozzo poi, che però declinano garbatamente l’invito, così il duca ripiega, se così si può dire, su un altro valido artista di indubbia fama, Daniel Seiter, viennese di nascita, ma di scuola veneziana. L’artista accetta l’invito di Vittorio Amedeo II, allettato dalla grandezza dei progetti di Palazzo Reale e arriva a Torino nel 1688 diventando il primo pittore di corte.
Daniel Seiter si mette subito all’opera decorando dapprima l’appartamento destinato al principe di Piemonte (oggi conosciuto come appartamento di Madama Felicita ed il nuovo grande gabinetto di Sua Altezza Reale (l’attuale caffetteria di Palazzo Reale) e successivamente si dedica alla realizzazione dell’intero decoro della volta della galleria, occupandosi anche dell’organizzazione di tutti gli artigiani impiegati nel compimento dell’opera, stucchi, cornici, ornamenti in marmo e legno.
Il pittore inizia i lavori alla galleria nel 1690 che si protraggono per quattro anni e la totalità dello spazio viene interamente dedicata a Vittorio Amedeo II. Al centro della volta, l’Esaltazione dell’Eroe, il duca viene accolto nell’Olimpo da Giove accompagnato da alcuni putti che gli offrono armi ed uno scudo con la testa di Medusa, mentre riceve il pomo da Mercurio.
Altre figure arricchiscono l’allegoria, come Ercole sollevato da Minerva e Iride che annuncia la pace, ai lati, nei grandi ovali, gli dei dell’Olimpo accompagnano l’eroe, Apollo, intento a guidare il carro del Sole e Aurora nell’atto di spargere fiori. Sulle due porte, ai lati della galleria due soprapporte realizzate da Nicolò Regnier rappresentano Pandora e la Giustizia.