Doppio omicidio al Duomo. Garipaldo trafitto dalla lama dell’attentatore. Ragimperto bramoso di vendetta.
C’era una volta un giovane Re longobardo: Rodoaldo, figlio della regina Gundeperga e Rotari, morto nel 652 d.c.
Salito al trono alla morte del padre, giovane e irruento come tanti, amava la baldoria e le donne e poco gli importava se le donne lo desideravano o se erano già maritate.
Se gli piacevano dovevano essere sue, dopotutto era il re, si diceva.
Accadde così che un marito irascibile decise di vendicare la violenza subita dalla moglie e uccise Rodoaldo dopo solo sei mesi di regno.
Il posto è vacante! Si pensa ad un appalto, ma qualcuno potrebbe truccare la gara, no, meglio di no; altri pensarono di proporre un concorso pubblico per titoli ed esami, ma troppi analfabeti, sicuramente in questo modo si sarebbe favorito qualcuno.
Si riunirono i capi famiglia (i duchi longobardi) e tra i papabili decisero di mettere al trono Ariperto I, figlio del duca di Asti Gundoaldo fratello della famosa Teodolinda regina dei longobardi .
La scelta ricadde su Ariperto perché dopo anni di arianesimo era il caso di rimettere al potere un cattolico della dinastia bavarese.
Ariperto, tranquillo e fervente cattolico come la zia Teodolinda, riuscì a tenersi la seggiola per ben nove anni, fino alla sua morte.
Un errore lo fece anche lui però, nominò successori congiunti entrambi i suoi figli Godeperto e Pertarito che ovviamente stavano un po’ stretti su un solo trono: il padre era di piccola costituzione ed aveva un trono minuto.
Iniziarono a litigare sulla spartizione delle ore in cui ci si doveva sedere.
Ecco che entra in scena il nostro personaggio, Garipaldo, il duca di Torino, che se si fosse detto “chi si fa gli affari suoi campa cent’anni” forse avrebbe campato qualche lustro di più.
Garipaldo finse di parteggiare per Godeperto e coinvolse nella disputa il duca di Benevento Grimoaldo che senza pensarci troppo su uccise Godeperto, mentre Pertarito, per salvarsi la vita, si diede alla macchia.
Garipaldo si battè sulla spalla complimentandosi fra se e se per l’ingegnoso piano ed intanto predisponeva la continuazione del suo progetto per arrivare al massimo potere: “voglio una seggiola più grande”, disse.
Arriva intanto la Pasqua del 662 d.c. e il duca di Torino, tutto pieno di se e tranquillo come un ‘pocio’, si sta preparando ad entrare in Duomo per assistere alla funzione pasquale. Mah . . . abbarbicato su una colonna del tempietto del battistero, era nascosto un fedele di Godeperto deciso a vendicare la morte del suo principe dopo averla attentamente pianificata ai piedi della Porta Doronea.
Appena Garipaldo fu a tiro, l’attentatore si lanciò verso di lui e lo trafisse a morte, non fece in tempo ad esultare per il risultato che le guardie del duca dopo il primo attimo di sbigottimento trafissero anche lui con più colpi di spada.
Doppio omicidio al Duomo
. . . avrebbero urlato i cantastorie dell’epoca.
Con questo abbiamo finito, direte voi, e invece no!
Ricompare il figlio di Godeperto, Ragimberto che, pieno di odio, rivendica il trono e cerca vendetta per la morte del padre così brutalmente assassinato.
Ucciso Liutperto nipote dello zio Pertarito, torna a governare, ma muore dopo solo un anno lasciando l’ambita seggila al figlio Ariperto II ecc. ecc. ecc.
La storia va avanti così ancora per parecchio tempo e la faida familiare continua fino alla fine del regno Longobardo con Desiderio e l’arrivo di Carlo Magno.