L’ ospedale per le malattie infettive ‘Amedeo di Savoia‘ si trova all’interno di un ansa del fiume Dora in prossimità dell’omonimo parco. Fino a poco più di una decina di anni fa, questo quartiere era occupato dai grossi capannoni della Fiat Ferriere e della Savigliano ma, il 1 gennaio del 1900, quando fu inaugurato l’ospedale, questa zona era completamente isolata.
L’ospedale si trovava all’esterno della cinta daziaria, lontana da occhi indiscreti, circondato giusto da qualche cascina sparsa e dalle prime fabbriche che, anticipando i progressi industriali del XX secolo, fecero fortuna con l’arrivo della prima guerra mondiale grazie alle commesse statali.
Nel lontano 1900, la struttura occupava una superficie di 130.000 mq e si trovava in una posizione ideale per realizzare un complesso ospedaliero all’avanguardia secondo i protocolli di fine ottocento che esigevano la separazione dei malati in base alle patologie: vaiolo, scarlattina, tifo, morbillo, colera e la temibile peste che tanto terrore ancora suscitava.
La struttura era organizzata secondo un modello ospedaliero che prevedeva la suddivisione degli ambienti in base alla loro funzione e alle patologie degli assistiti. Fulcro della struttura era l’edificio centrale dedicato agli uffici e agli alloggi del personale. Ai lati, invece, erano disposti due padiglioni con gli annessi ambienti per la lavanderia, la disinfezione, le autopsie e l’osservazione dei casi di incerta diagnosi.
Le strutture erano separate ed organizzate in modo da essere completamente autonome senza che qualcuno o qualcosa potesse passare da una parte all’altra: ognuna era dotata della propria cucina, di riscaldamento autonomo, di camere di isolamento e personale dedicato. Inoltre, come da prassi, per molti decenni le visite ai degenti avvenivano dall’esterno mediante un balcone che permetteva ai parenti di parlare con i loro cari attraverso le finestre.
Al passo con i tempi e pronti ad ogni evenienza, i due ingegneri autori dell’ospedale, Tommaso Prinetti e Michele Bongioanni, si preoccuparono anche di predisporre un grande appezzamento di terreno per allestire ospedali da campo in caso di epidemie.
Siamo agli inizi del ‘900 e le epidemie non erano casi isolati o eccezionali.
L’ospedale è dedicato al Principe Amedeo di Savoia, fratello defunto dell’allora re Umberto I che contribuì con le casse reali alla raccolta dei fondi necessari alla costruzione di quello che oggi è diventato polo di riferimento regionale per la diagnosi e la cura delle malattie infettive.
Ospedale Amedeo di Savoia
corso svizzera 164, Torino