Palazzina di caccia a Stupinigi
Natura, sfarzo e linea, elementi caratteristici della corte sabauda
I Savoia nella prima metà del 1700 godevano di prestigio, influenza e potere non solo a Torino.
La figura più importante di quel periodo era il duca Vittorio Amedeo II.
Nel 1729 commissionò all’architetto di Messina Filippo Juvarra la Palazzina di caccia a Stupinigi situata tra Nichelino e Orbassano.
Il duca volle la Palazzina per potere ricevere i propri ospiti dopo le lunghe battute di caccia nobiliari. La struttura, realizzata secondo lo stile Rococò del tempo venne completata in solo due anni, anche se alcune parti incomplete come scuderie e rimesse agricole vennero realizzate nel 1740 dopo la morte del progettista.
Gli ampi spazi verdi e giardini che circondano la Palazzina, soprattutto nella parte posteriore, risaltano la moda francese del tempo, costituita da giochi prospettici e geometrici di viali, aiuole e spazi verdi.
L’importanza della Palazzina di Caccia di Stupinigi non è solo nei giardini ma nella simbologia nobiliare del tempo; balli, danze, feste, banchetti e battute di caccia venivano eseguite in un periodo bellico e di crisi economica.
Il cortile d’ingresso ha facciate esterne irregolari in altezza e in angolazione che colpiscono il visitatore creando idea di movimento verso gli interni della tenuta.
Gli interni, realizzati con grande sfarzo e raffinatezza si snodano dal grande salone ellittico centrale, destinato a feste danzanti, da cui dipartono il salone del gioco, il gabinetto degli specchi, la sala delle architetture, il gabinetto cinese.
Curiosità:
Rococò deriva dal francese “rocaille” che sta a indicare un tipo di decorazione con conchiglie e pietruzze, diffuse nei giardini artificiali e signorili. Una esasperazione del Barocco, eccessivo sfarzo ed eccessivo uso della linea.