Il parco più vasto di Torino nacque intorno a un antica cascina.
Nel 1791 l’ architetto Amedeo Grossi redasse una Carta Coreografica dimostrativa del Territorio della Città di Torino (dedicata a S.A.R. il duca del Chiablese), attualmente conservata presso l’Archivio di Stato, per ottenere un panorama della situazione fondiaria urbana attraverso il censimento degli edifici e dei loro proprietari. L’imponente lavoro si estese anche ai dintorni, dove il Grossi rilevò “delizione ville e casini in sì gran numero, che basterebbero da se soli a formar una grandiosa e magnifica città”. Tra queste vi era”la Pellerina cascina dell’ Illustrissimo Signor Marchese Tana situata a sinistra del fiume Dora lungi due miglia da Torino”.
La zona, di cui si hanno notizie a partire dal XV secolo, si chiamava valle Pellerina, in riferimento ai pellegrini che percorrevano la via Francigena e nel 1466 fu colonizzata dai Beccuti, signori di Lucento, che vi costruirono alcuni fabbricati rurali. Quella grangia, insieme ad altre, passò di proprietà ingrandendosi e comparendo già come cascina a corte chiusa in una ‘Carta topografica della Caccia’ del 1762.
Fu attorno a quell’antica dimora che nacque il parco più esteso della città, pensato già nel 1906 ma che fu realizzato solo nel 1934, approfittando dei materiali ricavati dalla demolizione della vecchia via Roma; vennero create collinette e viali e in seguito un suo ulteriore ampliamento fu favorito dalle macerie dei bombardamenti, fino a giungere, di giunta comunale in giunta comunale, agli attuali 837 mila metri quadrati di estensione, su entrambe le sponde della Dora.
PARCO DELLA PELLERINA
Il parco fu intitolato a Mario Carrara, medico e collaboratore di Lombroso, convinto antifascista, mentre recentemente la sua porzione a Nord è stata dedicata alle vittime del rogo ThyssenKrupp.
I torinesi, però, continuano a chiamarla “La Pellerina” anche se l’antica cascina sembra essere destinata ad una futura demolizione!
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