Con l’avvicinarsi della malcapitata ora della pena capitale, il condannato al patibolo veniva portato nel confortatorio, locale sito all’interno del carcere, già il giorno prima dell’esecuzione per purificarne spirito e corpo con preghiere, cibo ed abiti puliti. Dal confortatorio, il fatidico mattino, il giudicato colpevole veniva accompagnato dai membri incappucciati dell’ Arciconfraternita della Misericordia che, cantando il Miserere, attraversavano via Dora Grossa (attuale Via Garibaldi), diretti alla forca.
Nella Chiesa dei Santi Martiri la prima sosta per la benedizione.
Nella chiesa di Santa Croce (Basilica Mauriziana) in contrada Italia, attuale via Milano, la seconda sosta.
Il macabro corteo giungeva poi a destinazione ed il “paziente” incappucciato veniva accompagnato dal boia e dal suo tirapiedi sul patibolo. Una volta inserito il capestro, il portello della botola veniva aperto e nello stesso istante il tirapiedi, che frattanto si era infilato sotto l’impalcatura del patibolo, si attaccava ai piedi del morituro al fine di agevolarne la dipartita.
Il tirapiedi era salariato dal Podestà, ma percepiva molto spesso mance dai parenti del condannato poiché col suo gesto poteva evitare ai giustiziati lunghe e penose sofferenze.
Il campo santo dei condannati
Gli impiccati venivano poi sepolti in una botola all’interno della Chiesa della Misericordia alla sinistra della cappella del Crocifisso fino al 1777 e successivamente nel Cimitero di San Pietro in Vincoli in un’area sconsacrata.
All’ interno della Chiesa della Misericordia è presente una vetrina dove sono conservati oggetti legati alla triste usanza del passato.