Nell’omonima piazza, imperturbabile, sereno e rilassato, con il suo bastone fra le mani, dall’alto del suo piedistallo, Pietro Paleocapa osserva imperterrito il passaggio della moltitudine di umane formiche sempre eccessivamente affaccendate, sempre di corsa; impensabile, da parte loro, un solo sguardo al monumento che da quasi centocinquant’anni accompagna il via-vai torinese nei pressi della stazione di Porta Nuova.
Ma chi era questo personaggio così importante da dedicargli un monumento in pieno centro a Torino?
Cominciamo col dire che non era un torinese, nasce infatti nel bergamasco, ad Alzano Lombardo il 9 novembre del 1788, da una famiglia di nobili origini provenienti da Creta, quando l’isola era ancora un antico dominio della Repubblica di Venezia.
Indirizzato dalla famiglia inizia a studiare legge e matematica ma, insoddisfatto abbandona i libri per iscriversi alla Scuola militare per l’artiglieria e il genio di Modena dove ha la possibilità di seguire corsi tecnico-matematici e di formarsi dal punto di vista ingegneristico.
Infatti Pietro Paleocapa diventa ben presto uno dei più importanti esperti di ingegneria idraulica e civile del XIX secolo, apprezzato in Italia ed all’estero.
Non citiamo tutte le innumerevoli opere che recano la sua firma o che lo vedono partecipe in prima persona nelle imprese di rinnovamento delle reti di comunicazioni, ne citiamo due su tutte, l’Istmo di Suez e il galleria sotto al Cenisio.
Nel 1855 viene, infatti, chiamato a presiedere la commissione di studio scientifico per la valutazione del progetto del canale di Suez realizzato dal francese Ferdinando de Lesseps e nello stesso periodo si impegna per la realizzazione del traforo del Frejus, purtroppo entrambe le opere sono state completate solo dopo la sua morte.
Un uomo importante dunque, ancora di più, se si pensa che Pietro Paleocapa ha passato gli ultimi vent’anni della sua vita da non vedente, aveva infatti contratto una malattia che gli ha fatto perdere progressivamente la vista fino a diventare completamente cieco, ma la sua caparbietà, la sua voglia di fare, la sua volontà di integrazione dei popoli attraverso le infrastrutture gli hanno permesso di essere partecipe nonostante l’handicap.
Negli anni ’40 dell’800 incontra Daniele Manin che riconosce in Pietro Paleocapa un uomo all’avanguardia nelle idee di rinnovamento ed in grado di fare la differenza, tanto che dopo l’insurrezione del 1848 viene nominato ministro delle Costruzioni Pubbliche e degli Interni.
Il suo impegno politico continua anche nel governo sabaudo diventando ministro dei Lavori Pubblici nel governi di Gabrio Casati, Massimo D’Azeglio e Cavour e nel 1862 viene nominato dal re, Ministro di Stato.
Deciso a ritirarsi dalla politica viene convinto da Cavour ad accettare un ministero senza portafogli e, nonostante l’età e la cecità continua ad occuparsi di problemi tecnici e politici.
Nel corso degli anni Pietro Paleocapa viene insignito di innumerevoli onorificenze in Italia e all’estero, Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Gran cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia, Cavaliere dell’Ordine della SS. Annunziata, Grande ufficiale dell’Ordine della Legion d’onore (Francia), Cavaliere dell’Ordine di S. Anna (Russia), Cavaliere dell’Ordine civile di Savoia.
Tanti riconoscimenti in vita ed oltre, tanto che due anni dopo la sua morte, la città incarica lo scultore Odoardo Tabacchi di realizzare una statua per ricordare l’impegno dell’uomo politico e dello scienziato; alla base del monumento la dedica “cooperò coll’autorità della sua dottrina alle due maggiori imprese che l’industria scientifica abbia compiuto in questo secolo, il taglio dell’istmo, il traforo delle Alpi”
Pietro Paleocapa
piazza Pietro Paleocapa