Pietro Piffetti, una nuova tecnica nella Torino sabauda
L’ebanisteria, arrivata a Torino soprattutto grazie ai “tesori” di Pietro Piffetti, si sviluppa a partire dal Rinascimento quando i mobili passano da una linea semplice e regolare ad una più complessa, che prevede l’aggiunta di sculture in legno, pannelli intarsiati e impiallacciati.
L’impiallacciatura è una tecnica che consiste nel ricoprire un legname non pregiato con fogli sottili di legno pregiato, detti impiallacciature, o altri materiali come la madreperla, avorio e pietre dure.
Questa lavorazione rendeva il manufatto finale, da poco costoso in partenza, a pregiato.
Pietro Piffetti
Il Piffetti, nato il 17 agosto 1701, torna a Torino dopo un periodo di apprendistato a Roma e grazie ai suoi lavori principali, più di 220 tra mobili, decorazioni e cassette preziose gli hanno conferito la nomina di primo ebanista di corte sotto Carlo Emanuele III.
La tecnica, che Piffetti utilizza, consiste nella creazione di oggetti decorati con intarsi in legno pregiato, avorio, tartaruga e madreperla rendono la lavorazione preziosa. Questa lavorazione ha reso Pietro Piffetti il migliore ebanista del Settecento, grazie alle linee agili e semplici intarsiate che si mescolano a quelle pesanti e panciute del Seicento.
A fine ‘800, anche se in piena rivoluzione industriale, questi oggetti, riscoperti, diventano modelli di bravura tecnica e di virtuosismo creativo perché uniscono la monumentalità delle forme della tradizione italiana a quelle del particolare ornamentale, tipiche del Centro-Nord Europa.