Il Rosolio, l' antenato del Vermouth

Il Rosolio di Torino, l’antenato del Vermouth

Torino, nel corso dei secoli, è diventata famosa per tanti motivi, fra questi, fin dal 1500, vanta un importante nomea per la sua produzione di vini e liquori rinomati ancora oggi come il Rosolio, il Ratafià, il Vermouth.
Le prime notizie relative alla produzione di acquavite in Piemonte risalgono al 1443 nei registri dei dazi e ciò fa capire quanto nel medioevo fosse già importante la produzione dei liquori per le casse governative. Il gravare delle tasse e la burocrazia macchinosa lascia intendere altresì il motivo per cui la produzione dei distillati era spesso gestita da contrabbandieri che, con alambicchi costituiti da una modesta caldaia e canne di bambù, gestivano una produzione comunque importante, tanto che gli esattori delle tasse riscuotevano le gabelle con l’autorizzazione all’uso delle armi.

Le origini del Rosolio di Torino sono dunque antichissime e sono moltissimi gli scritti di grandi personaggi del passato che citano la città elogiando i suoi distillati; il barone de Poollnitz nel 1725 scrivendo di Torino “famosi il suo rosolio ed i suoi liquori” e ancora nel 1751 monsignor Thomas Salmon, nel suo Stato presente di tutti i popoli descrive la qualità degli “eccellenti rosoli e dei liquori torinesi” e ancora, il conte Jean-Philippe-Eugène de Mérode-Westerloo descrive una serata di gozzovigli allietata dai liquori torinesi, infatti: metti una sera a cena…

Nel 1693 il conte Jean-Philippe-Eugène de Mérode-Westerloo si trova a Torino per rendere omaggio alla duchessa di Savoia Anna d’Orleans, moglie di Vittorio Amedeo II. Alloggia presso l’Albergo Reale situato nell’omonima piazza (ora piazza Castello), la locanda più rinomata della città, famosa anche per servire la stessa corte sabauda. Durante il suo soggiorno, in una serata particolarmente festaiola, il conte si trova a gozzovigliare in compagnia del principe Eugenio di Savoia-Soisson ed altri illustri commensali, l’albergo è talmente prodigo nel soddisfare palati così raffinati con delizie di ogni tipo, vini, vermouth ratafià e il Rosoli de Turin che nelle sue memorie lo stesso conte cita come “squisitissimi”.

Ma torniamo al Rosolio, il nome significa olio di rose per via della consistenza, molto simile a quella dell’olio, e per l’utilizzo nella preparazione di petali di rosa oltre ad altre essenze come noce moscata, anice stellato chiodi di garofano, cannella ecc. e con molta probabilità potremmo definirlo l’antesignano degli attuali e più conosciuti Vermouth. La prima produzione su larga scala risale al XVIII secolo da parte dei fratelli Cinzano che già nel 1739 sono regolarmente iscritti e patentali dall’Università dgli Acquavitari di Torino con licenza di distillare acquaviti e produrre rosolii. Più di un secolo dopo Antonio Benedetto Carpano inizia a vendere in piazza Castello il suo Rosolio amaro con il nome di Vermouth,  ancora oggi famoso in tutto il mondo.

Curiosità
La prima pubblicazione di una ricetta per fare il Rosoli de Turin risale al 1733 nel libro enologico francese Nouvelle instruction pour les confitures, les liqueurs et les fruits di Claude Prudhomme:

Rossoli de Turin
Il se doit faire par la distillation. Pour cela remplissez la moitié d’un grand Alembic de cuivre de quelque gros Vin moelleux & délicat; ajiutez de la Canelle, du Macis &du Clou de Girofle avec du sucre dissout dans quelque eau de senteur, dont vous voudrez doner l’odeur à vostre Rossoli, soit eau de fleur d’Orange, de Jassemins, de Tubéreuse, ou autre. Couvrez votre Alambic de son chapiteau ou réfrigérant; & ayant adapté un récipient, lutez bien les Jointures avec de la vessie mouillée ou gros papier que vous aurz frotté de colle, & distillez à petit feu; vous aurez un Rossoli fort agréable, & qui se conservera tant qu’on voudra.

Rosolio di Torino
Si ottiene con la distillazione. Riempite la metà di un grande alambicco di rame con vino pastoso e delicato. Aggiungeteci cannella, macis, chiodi di garofano con dello zucchero sciolto in qualche acqua profumata a seconda del profumo che che intendete dare al vostro Rosolio, sia acqua di fior d’arancio, sia di gelsomini, tuberose o altro. Coprite il vostro alambicco con il suo capitello o refrigerante, spalmate ben bene le giunture con del budello ammollito o con carta ruvida imbevuta di colla e distillate a piccolo fuoco.
Otterrete un Rosolio gradevolissimo che si conserverà quanto vorrete.

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