Il 21 maggio 1853 arriva a Torino Maria Luigia Clarac, Figlia della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, 36 anni, tanta volontà e coraggio da vendere; nessuno, nel vederla arrivare, ha pensato a lei così minuta e gracile, come ad un vulcano sopito, non sempre le cose sono come sembrano…
Maria Luigia Clarac nasce ad Auch, in Guascogna il 6 aprile del 1821 in una famiglia borghese, vive l’infanzia a Parigi, frequentando la corte di Carlo X, conducendo una vita agiata e tranquilla. La rivoluzione del luglio 1830 pone fine alla tranquillità della famiglia Clarac che costretta a ritornare ad Auch, affida l’educazione della tredicenne Maria Luigia alle suore Orsoline Claustrali, dove la giovane trova subito nuovi stimoli ed ambizioni. Spaventati dalle “tendenze” religiose della figlia, la famiglia Clarac la riporta a casa, temendo l’eventualità che possa ritirarsi in un convento, ma ormai Maria Luigia ha deciso, vuole donarsi a Dio e in Dio vuole vivere la sua vita. I genitori fanno di tutto per dissuaderla, ma la giovane e caparbia donna non cede e scende a compromessi, non si ritira in convento, ma si aggrega alle Figlie della Carità di San Francesco de’ Paoli, come postulante e nel 1846 emette i primi voti, privati ed annuali.
Dopo un breve periodo ad Algeri arriva a Torino, dove trova una città in piena crisi: la capitale da poco trasferita a Firenze, il dramma dell’immigrazione con conseguente emarginazione giovanile, disoccupazione e sovraffollamento ed in questo clima Suor Clarac inizia il suo laborioso operato.
Dopo qualche mese come aiuto portinaia alla casa delle figlie della Carità di San Salvario, viene trasferita nella casa di Carità della parrocchia di San Massimo come suora servente (superiora).
Suor Clarac è da subito emotivamente coinvolta dall’estrema povertà del quartiere e da subito si ingegna attivando scuole materne ed elementari, laboratori per ragazze, mense per i poveri, relazionandosi, per i suoi progetti, anche con Don Bosco, amico fraterno ed ottimo collaboratore.
Con i risultati, arrivano anche i primi problemi: il governo vara una riforma scolastica e per insegnare nelle scuole è necessario superare un esame di stato, di conseguenza le scuole cattoliche o si adeguano o devono essere chiuse; i rapporti con il vicinato che non vede di buon occhio il continuo via vai di poveri cenciosi; l’igiene, spesso la religiosa, incontrando dei senza tetto per strada se li porta a casa per accudirli e rifocillarli creando non poco scompiglio anche tra le consorelle; ma soprattutto problemi economici, sono così tante le iniziative ed i progetti di Suor Clarac che la sola beneficenza non è più sufficiente a coprire le spese, tanto che la stessa suora molto spesso effettua pagamenti di tasca propria.
Le diverse problematiche e la continua necessità di spazio costringono le Figlie della carità a frequenti traslochi, fino al giorno in cui Suor Clarac, nel 1862, acquista una casa in via San Pio V che due anni più tardi diventa la casa madre della sua istituzione. Per l’acquisto la suora mette buona parte del denaro di tasca propria e sempre con fondi personali fa costruire una cappella che diventa ben presto punto di riferimento domenicale per i cattolici del quartiere.
Evidentemente a Torino occuparsi di carità con idee proprie non è cosa buona e giusta, così come è successo a Rosa Govone cent’anni prima, anche suor Clarac ha trovato parecchi ostacoli sul suo cammino e non sono bastati l’impegno sia fisico che economico ad appianarle la strada, anzi…
Innanzi tutto la curia vescovile che per una più corretta verifica patrimoniale, istituisce “la commissione dei Signori” finalizzata a stabilire come suor Clarac dovesse gestire i denari, non solo quelli donati, ma anche i propri. I superiori di Parigi che le richiedono una modifica del suo testamento; avendo preso i voti privati e rinnovabili di anno in anno, la suora ha diritto all’eredità lasciatale dalla famiglia come privata cittadina, questa variazione permetterebbe ai suoi responsabili di avere voce in capitolo sul suo patrimonio personale. In ultimo, l’astio manifestatole dal Vescovo di Torino Lorenzo Gastaldi, a cui Suor Clarac chiede più volte aiuto rispetto ai suoi dubbi e alle sue insicurezze, dal quale, invece, riceve solo freddezza, minacce ed ingiustizie: la definisce disubbidiente, superba ed ostinata.
Alla religiosa non è ben chiaro il motivo di tanto accanimento nei suoi confronti, ma è indubbio che i dodici anni di carica di Monsignor Gastaldi sono i più difficile e dolorosi per lei. Un periodo buio e tormentato, ma Suor Clarac, supportata dall’amore delle persone che credono in lei, caparbia, prosegue nelle sue opere di aiuto ai più bisognosi e nel momento in cui il Vescovo, infastidito da tanta ostinazione, le ordina di deporre l’abito lei si rivolge direttamente al Papa, abito e cornetta sono, per lei, intoccabili. Passato a miglior vita Monsignor Gastaldi, Suor Clarac continua il suo operato in serenità, a Torino e nella prima cintura dove ha acquistato altri edifici dando vita a nuove ed apprezzate attività, sempre rivolte ai più bisognosi.
Suor Clarac muore nella casa di Moncalieri dove si era recata a far visita ad educande e consorelle, il 21 giugno 1887 all’età di settant’anni. Non ha avuto una vita facile ma ricca di soddisfazioni; ha passato la sua vita aiutando il prossimo noncurante delle malevolenze e delle minacce, probabilmente sarà stata disubbidiente, superba ed ostinata.
Il suo difetto più grande è stato quello di anteporre i bisogni primari dei più poveri alla necessità filantropica della carità come atto fine a se stesso.