Teatro Carignano, un teatro di famiglia Foto Andrea Cherchi

Teatro Carignano, un teatro di famiglia

Teatro Carignano, un teatro di famiglia

Come si trascorrevano le serate nel XVIII secolo, quando non c’era la TV? Semplice: ci si faceva costruire un teatro davanti casa, si indossava il vestito buono, si attraversava la piazza e si andava a vedere una commedia.
É ciò che fecero i Principi di Carignano che, probabilmente stufi di sola lirica, incaricarono Guarino Guarini di progettare un luogo dove passare il tempo con la famiglia e con gli amici.

Il teatro Carignano fu inaugurato nel 1711, quando ormai l’abate teatino era nel mondo dei più: si trattava di un piccolo gioiello interamente in legno, per favorire l’acustica, un giocattolino principesco destinato solo a pochi privilegiati e come tutti i giocattolini, a un certo punto venne a noia e fu quasi abbandonato.
Nel 1752 Benedetto Alfieri fu incaricato di ricostruirlo, questa volta in muratura: l’architetto realizzò una bomboniera tutta stucchi e dorature, la dotò di 84 palchi, previde una platea, la illuminò con centinaia di candele e in un solo anno l’ edificio fu pronto per l’ inaugurazione.
Ma il teatro, che aveva acquisito un pubblico un pò più vasto, anche se sempre d’ èlite, trent’ anni più tardi venne devastato dal fuoco: risorse dalle sue ceneri per mano di Giovanni Battista Feroggio, architetto della Casa di S.A.S. il Principe di Carignano, che rispettò la struttura pre-esistente, ma lo dotò di un sistema anti incendio e le diede, esternamente, l’ aspetto che oggi conserva.

Dopo il 1861, il teatro Carignano divenne proprietà della Città di Torino e da allora sul suo palcoscenico si avvicendarono i più bei nomi del teatro italiano.
Durante  i lavori di restauro eseguiti negli anni 2000, nei suoi sotterranei vennero alla luce alcune curiosità, come, per esempio, un muro di epoca romana e la birreria voluta da Carlo Alberto per intrattenere gli amici tra un atto e l’altro. Ma la scoperta più intrigante fu il corridoio di collegamento con il vicino palazzo del Museo Egizio: di che far sognare anche il più concreto indagatore di misteri.

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