Tra le tante iniziative prese per recuperare l’orgoglio ferito dopo il trasferimento della capitale, Torino mise in vendita terreni a prezzi politici per attirare imprenditori. Di quest’occasione, approfittò industriale di origini svizzere Napoleone Leumann, che acquistò un vasto spazio nei pressi di Collegno e vi installò un cotonificio.
La scelta fu influenzata sia dagli abbondanti corsi d’acqua della zona, sia della presenza della nuova ferrovia che consentiva rapidi spostamenti. Napoleone, però, non impiantò solo una fabbrica: creò qualcosa di unico in Italia, una realtà sociale altamente evoluta, un villaggio dove gli operai, insieme alle loro famiglie, poterono conciliare lavoro, cura degli affetti, tempo libero, servizi, istruzione.
Il villaggio Leumann
Il complesso venne realizzato tra il 1875 e il 1907 dal mago del Liberty Pietro Fenoglio, che progettò, oltre allo stabilimento tessile, abitazioni confortevoli, una scuola, un asilo nido, una palestra, i bagni pubblici, una chiesa, una cooperativa alimentare, una piccola stazione ferroviaria, un albergo, una mensa, un ambulatorio, un ufficio postale, un circolo sportivo e il Convitto delle giovani operaie.
Le migliori qualità di vita delle maestranze ebbero un peso determinante nel rapido successo dell’opificio, che continuò la propria attività fino alla definitiva chiusura avvenuta nel 2007.
Napoleone morì nel 1930: tra i molti legati del suo testamento, ci fu una donazione di L. 50.000 al Regio istituto per la vecchiaia. La sua illuminata lungimiranza, unita una straordinaria capacità imprenditoriale, contribuirono a fare di Torino la nuova capitale della nascente industria. Ci fu solo un dettaglio cui la città non si abituò mai: quello di pronunciare correttamente il nome del villaggio, che per tutti, ancora oggi, non è Loimann, come si dovrebbe dire ma “Leumann”, così come è scritto.
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