7 maggio 1835: Virginio Bordino sperimenta la prima vettura italiana: il “carro locomobile stradale”
Il “carro locomobile stradale” non è il titolo di una della prossime hit estive, ma una delle più grandi invenzioni pionieristiche che il mondo abbia mai conosciuto dopo la ruota, il fuoco e il web, ma procediamo con ordine.
Correva l’anno 1835, ma c’è chi giura che fosse il 1854 o ancora il 1859; tuttavia sappiamo il giorno esatto: 7 maggio.
In questo giorno fatidico il “landau” dell’ufficiale del Genio Militare e cavaliere dell’Ordine Mauriziano Virginio Bordino, muoveva i suoi primi passi dalla sede dell’Arsenale Militare alla folle velocità di 6-8 km/h scorrazzando per piazza Castello, via Po e viale dei Tigli, l’odierno Corso Massimo D’Azeglio con un rumore non molto lontano da quello di un trattore che sovente occupa la sede stradale tornando da una gita domenicale.
Abbiamo detto “landau” o “landò” alla piemontese, ma in realtà di cosa si trattava? Era, per i wikipediani, un tipo di carrozza a quattro ruote e doppia copertura retraibile a mantice trainata da 2 o 4 cavalli. La parte destinata ad ospitare i passeggeri era fornita di sedili a panchetta con disposizione “vis à vis”.
Ora il nostro “capitano delle colonne”, vi spiegherò alla fine il perché di questo soprannome, decise di fare il primo “tuning” ante litteram di questo tipo di mezzo rinforzando le sospensioni, allungando il passo e maggiorando le ruote per permettere l’ubicazione di una caldaia a vapore alimentata a carbone e, inoltre, sotto il pianale della carrozza posizionò un motore a due cilindri raggiungendo il peso complessivo di 3 quintali. Questi cilindri erano direttamente collegati con l’asse delle ruote che aveva forma ad albero a gomito, l’antenato dell’albero motore. A tutte queste modifiche erano ancora da aggiungere i 30 chilogrammi di carbone come combustibile e i 4 serbatoi dell’acqua per produrre il vapore necessario e che, posizionati sotto i sedili, permettevano un’autonomia di al massimo 8 chilometri per un’ora o poco più. Insomma non era un veicolo ad impatto zero, ma ben diverso fu il suo impatto nella storia dell’automobile; infatti, ancora oggi potete rimirare il “carro locomobile stradale” perfettamente conservato nelle prime sale che visiterete al Museo dell’Automobile a Torino donato dal Politecnico al museo nel 1937.
Dimenticavo il soprannome di Virginio Bordino, alias “Capitano delle Colonne”.
Si dice che l’ingegno di Virginio Bordino non si limitò al movimento, ma lo applicò anche ad altri campi. L’esempio più noto è quello secondo cui abbia inventato un metodo per erigere le colonne della nascente chiesa della Gran Madre durante le fasi di messa in posa, senza sezionarle in tronconi più piccoli come si era soliti fare. Questo risultato gli valse il pagamento da parte del comune di una tabacchiera in diamanti del valore di £ 4.000.
Quindi la prossima volta che passerete dalla Gran Madre, avvicinatevi e notate come le colonne siano “tutte d’un pezzo”, proprio come il nostro ufficiale del Genio Bordino.
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