‘La Gazzetta Piemontese’ di lunedì 14 gennaio 1771 non fece menzione dell’ arrivo a Torino di un violinista austriaco e di suo figlio, benché registrasse scrupolosamente tutti gli avvenimenti mondani della città. I due viaggiatori provenivano da Milano, attraverso gli attuali corso Giulio Cesare e Porta Palazzo: in Contrada Italia pagarono il pedaggio e raggiunsero la locanda della Dogana Nuova, nella Contrada dell’ Albero Fiorito, oggi via corte d’ Appello.
Lo scopo di Johann Georg Leopold Mozart non era di fare del turismo insieme al giovane Wolfgang Amadeus, bensì di ottenere per lui un ingaggio presso il teatro di corte. Grazie alle abili manovre del genitore, avvezzo a trattare con i sovrani di tutta Europa, il quattordicenne fu presentato a Carlo Emanuele III e il 16 gennaio ebbe l’opportunità di assistere alla prima rappresentazione dell’ opera Annibale in Torino di Giovanni Paisiello: incantato dal teatro, lo definì “uno dei più grandi e belli d’ Europa”.
Il re, però, pur apprezzando le doti del ragazzo, fece finta di niente, tanto che padre e figlio, il 31 gennaio, rifecero i bagagli e abbandonarono Torino.
Fu una vendetta per non aver riscosso, in Piemonte, lo stesso successo ottenuto altrove?
Il giovane Mozart, nel suo soggiorno sabaudo, ricopiò la partitura del quartetto Adoramus Te Christe, di Quirino Gasperini, direttore di cappella del Duomo e lo firmò, così che per molto tempo i critici musicali lo attribuirono al giovane genio austriaco.
Probabilmente si trattò solo di uno scherzo, ma ciò dimostra che gli adolescenti si assomigliano un pò tutti, a qualsiasi epoca appartengono, enfant prodige compresi.
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